Politiche abitative, Barbaro: «Rilanciare una forte iniziativa pubblica»

Questo il testo dell'intervento di Antongiulio Barbaro, presidente della commissione urbanistica:«Nell'affrontare il grave problema della domanda alloggiativa vi confesso che sento tutto il peso e la difficoltà nel dare risposte concrete rispetto ad una situazione per molti versi critica e in taluni casi drammatica, dove abbiamo dovuto misurare il divario tra l'entità e l'urgenza del problema e le misure che le norme e le risorse disponibili ci consentono di dispiegare.Pochi numeri per dare l'idea della situazione a livello fiorentino:- su Firenze gravano circa 5.000 sfratti da eseguire, con un aumento negli ultimi anni della morosità quale causa dell'esecuzione;- sono circa 3.200 i nuclei familiari che hanno chiesto di accedere alla graduatoria comunale degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, mentre annualmente il turn-over degli inquilini garantisce solo 120-140 alloggi disponibili;- saranno circa 840 i nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica che, con i fondi disponibili, l'Amministrazione comunale sarà in grado di aggiungere al proprio patrimonio abitativo per effetto delle azioni messe in moto tra il 1999 e la fine di questo mandato.I motivi di questa situazione sono noti e molteplici. Voglio qui ricordare come la Terza Commissione abbia seguito fin dall'inizio di questo mandato amministrativo l'evolversi della situazione abitativa, promuovendo nel giugno 2005 – dopo un largo confronto con operatori e sindacati – un importante convegno in cui fu presentata una dettagliata analisi del problema e avanzato un ventaglio di ipotesi di intervento, ancora oggi valide e quindi da rilanciare.Da quell'analisi emergeva chiaramente come la situazione di crisi sia il frutto del contestuale dispiegarsi di più fattori:- l'esiguità del patrimonio abitativo pubblico: come noto in Italia solo il 4,5% degli alloggi occupati fanno parte dell'edilizia sociale, rispetto al 6,5% della Germania, all'8% dell'Irlanda, al 17,5% della Francia, al 21% della Gran Bretagna, al 34,6% dei Paesi Bassi;- la rigidità del mercato alloggiativo, caratterizzatosi negli anni dall'aumento percentuale della casa in proprietà e dalla contestuale diminuzione di quella in affitto, non più del 20% sul totale degli alloggi occupati (contro percentuali nettamente superiori in tutti i grandi paesi dell'Unione);- il diversificarsi e frantumarsi della domanda abitativa: in Toscana, a fronte di una popolazione pressoché costante, negli ultimi 30 anni il numero di nuclei familiari è aumentato del 40%, a favore di nuclei mono e bicomponenti, in particolare di anziani;- la presenza, in particolare nelle grandi città come Firenze, della domanda aggiuntiva costituita dai nuovi cittadini (immigrati extra comunitari, ma sempre più comunitari per effetto dell'allargamento progressivo dei confini dell'Unione Europea) e dagli studenti universitari "fuori sede". Soggetti tra loro molto diversi quanto a esigenze e capacità di spesa, ma che certamente concorrono a distorcere l'ordinaria dinamica "domanda/offerta".In tale contesto, il sistema normativo vigente non appare più in grado di offrire sbocchi positivi al problema: urge – è opinione diffusa, mi pare – una revisione della Legge 431/1998 che sia in grado di "muovere" il mercato degli alloggi in affitto, rendendo nettamente più conveniente – con una accorta politica di facilitazioni fiscali per il locatario e per il locante – la stipula dei contratti a canone concordato (3+3), un canale che appare drammaticamente marginale (non più del 10% su base nazionale) rispetto alle altre forme di locazione ammesse. Così come appare necessaria una rinnovata azione amministrativa e di indagine che contrasti con forza la locazione "in nero".Oltre a ciò è opinione largamente prevalente che sia necessario un rinnovato intervento pubblico, sia nelle forme dirette che in quelle che coinvolgono gli operatori privati, capace di incrementare progressivamente ed in misura significativa lo stock di alloggi sociali, siano essi di edilizia residenziale pubblica che ad affitto permanente e calmierato (ovvero inferiori del 20-30% al livello dei patti territoriali). Così come appare necessario, almeno nelle grandi aree urbane, una risposta specifica rivolta agli studenti e agli anziani, capace di ridurre l'effetto distorsivo sui canoni e sui prezzi di mercato esercitato, loro malgrado, da questi segmenti crescenti di domanda.L'obiettivo più generale è far sì che aumenti significativamente la risposta sia pubblica che del mercato, in modo da contenere e auspicabilmente ridurre la drammatica forbice tra il livello di reddito di troppi nuclei familiari e l'incremento insostenibile dei canoni di affitto (in Italia +112% tra il 1999 e il 2006, con punte del +128% a Roma e Firenze). Affitti che – specie nelle fasce di reddito più basse – incidono ormai per oltre il 50-70% sul reddito disponibile, e che tuttora rendono più conveniente contrarre mutui per l'acquisto, modalità che purtroppo aumenta l'esposizione finanziaria di troppe famiglie.In tale contesto, si tratta di superare la stasi degli ultimi anni, caratterizzata dal progressivo esaurirsi delle risorse pubbliche investite nel settore a seguito della soppressione del pur discutibile prelievo Gescal: al di là dell'attuale – e a tratti stucchevole – discussione attorno al cosiddetto "tesoretto", occorre porre al Governo e al Parlamento la questione della ricostituzione di un Fondo di almeno 1,5 Mld all'anno, strutturalmente dedicato a finanziare le diverse iniziative sulla casa capaci di attenuare significativamente quello che oggi è un problema, ma che in realtà dobbiamo tutti considerare il necessario soddisfacimento di un diritto dei cittadini.Oggi, forse, abbiamo qualche elemento di speranza in più, anche solo rispetto ad un anno fa. Non solo sembra possibile riattivare un intervento pubblico non marginale per effetto dell'extragettito 2007, ma soprattutto abbiamo la sensazione di una ritrovata attenzione a questo tema. Lo testimonia la Legge n. 9/2007, approvata a larga maggioranza dal Parlamento nel febbraio scorso su proposta del Governo. La legge è importante non solo e non tanto per il cosiddetto blocco parziale degli sfratti, ma soprattutto perché delinea la volontà e gli strumenti per rilanciare un impegno strutturato da parte dello Stato sull'intera materia: dal punto di vista fiscale, normativo e finanziario.Il tavolo istituzionale previsto dall'articolo 4 delle Legge 9/2007 si è insediato il 17 aprile scorso, i diversi soggetti che vi partecipano (sindacati degli inquilini, associazioni delle proprietà, associazioni imprenditoriali di settore, ANCI e Regioni) hanno già presentato proposte articolate e apprezzabili che sono ora all'attenzione del Governo, il lavoro di concertazione dovrebbe terminare intorno alla metà del mese di maggio: tutti auspichiamo che in tale sede siano messe a fuoco e concordate le iniziative e le misure possibili oggi e in futuro per rilanciare una nuova politica abitativa nel nostro Paese, capace di dare risposta a quei problemi che prima ricordavo.Questo Consiglio comunale assume un significato specifico proprio per effetto di questa novità legislativa: ritengo significativo che da questa sede arrivi a Roma un nostro contributo per l'elaborazione delle misure che il tavolo istituzionale sta già vagliando, nella consapevolezza che solo un'articolata politica che coinvolga lo Stato, le Regioni e gli Enti locali – nel rispetto delle attribuzioni che la Costituzione assegna in questa materia – può concorrere con qualche efficacia ad affrontare con successo il problema.Come i colleghi possono vedere, esaminando l'Ordine del Giorno messo a punto dalla Terza Commissione – anche con il concorso della Quarta –e il materiale documentale che abbiamo messo a disposizione, riteniamo che il tema non sia riducibile a facili slogan o a poche misure di bandiera: ad un problema così complesso e variegato sembra necessario rispondere con un articolata serie di azioni. Gli obiettivi da perseguire sono:a) la realizzazione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, di nuovi alloggi pubblici e privati da affittare permanentemente a canone calmierato, di nuovi alloggi da destinare a categorie specifiche (studenti, anziani), nonché la definizione di misure specifiche di sostegno abitativo per figure sociali deboli come gli immigrati e i giovani;b) l'incentivazione della messa in disponibilità degli alloggi, privati e pubblici, esistenti;c) il recupero di risorse pubbliche per finanziare le azioni precedenti, individuando nuovi strumenti ordinari capaci di sostituire il gettito dell'ex prelievo Gescal;d) il miglioramento della gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica esistente, anche stimolando forme di autogestione degli assegnatari e comunque una più ampia concertazione con i sindacati degli inquilini;e) il dispiegamento di misure per fronteggiare l'attuale crisi abitativa, specie nelle grandi conurbazioni.Rimando alla lettura dell'Ordine del Giorno, che come vedete articola i suddetti obiettivi in azioni di dettaglio. Mi limito qui a segnalarne alcune a mio avviso significative:• la rimodulazione dell'attuale regime di incentivazioni fiscali (deduzioni o detrazioni, in ambito ICI e IRE) a favore del locante e del locatario, circoscrivendole (ma incrementandole) al caso dei contratti a canone concordato nell'ambito dei patti territoriali. Di pari importanza in tale contesto l'incremento sostanziale della quantità e dell'efficienza dei controlli fiscali e patrimoniali, da effettuarsi tramite accordi tra gli Enti locali, l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza;• l'introduzione della possibilità da parte dei Comuni o dei soggetti gestori del patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ex-IACP, ex-ATER, ecc..) di esercitare il diritto di prelazione (a prezzi congruamente inferiori a quelli di mercato) in caso di vendita del patrimonio immobiliare da parte degli Enti previdenziali, degli Enti pubblici e delle società di proprietà pubblica in genere (Poste, RFI, ecc..), qualora inoptato dai conduttori;• l'istituzione di un Fondo nazionale, da riversare in specifici fondi regionali, per finanziare la realizzazione di alloggi a canone calmierato (anche in compartecipazione con soggetti privati) e di alloggi di edilizia residenziale pubblica, da finanziare con la fiscalità generale (a partire da una quota significativa dell'extragettito fiscale 2007), con la revisione delle aliquote ICI (mediante una manovra che pur garantendo l'attuale gettito complessivo, riduca quella sulla prima casa e incrementi in misura sostanziale, ben oltre l'attuale 0,9%, quella sulle seconde case non locate o locate con livelli di canone superiore a quelli dei patti territoriali) e con il gettito delle entrate derivanti dall'imposta di registro sui contratti di locazione;• la previsione nelle aree di espansione e di completamento urbanistico anche di quote significative di alloggi sociali (da considerarsi quindi come standard urbanistico);• l'istituzione di una riserva percentuale della superficie utile lorda (orientativamente: 50%) destinata alla realizzazione di alloggi sociali nelle aree dismesse o in via di dismissione, in particolare quelle pubbliche (quali quelle del Demanio militare), qualora siano successivamente destinate alla funzione residenziale;• la revisione dei criteri di fissazione dei canoni di locazione dell'edilizia residenziale pubblica, da parametrare facendo ricorso all'ISEE (indicatore del reddito e del patrimonio) del nucleo familiare del conduttore nonché alla superficie dell'alloggio, pur ribadendo la validità del cosiddetto canone sociale;• l'istituzione di un fondo statale di garanzia e di agevolazioni finanziarie a favore dei lavoratori atipici, per l'accesso alla prima casa o ad un alloggio in affitto con livello del canone calmierato rispetto a quello fissato dai patti territoriali.Come si comprende, alcune azioni rimandano ad una riforma della Legge 431/1998, altre alla già annunciata riforma delle norme regionali di settore, in particolare la LR 96/1996 e la LR 77/1998. La Regione Toscana ha già annunciato due anni fa una riforma complessiva: non possiamo che invitare ad accelerare questo processo, con i contenuti dell'Ordine del Giorno, consapevoli che molte leve essenziali sono nelle mani del legislatore regionale. In tale contesto ritengo sia da sottolineare la richiesta di attenzione e risorse per le esigenze specifiche e particolari del capoluogo di regione e del suo hinterland.Naturalmente occorre che anche il Comune faccia la sua parte. Si tratta in particolare di lavorare alla definizione di nuovi strumenti urbanistici, nel contesto del Piano Strutturale che, ci auguriamo molto presto, questo Consiglio dovrà riesaminare. Un passo rilevante è stato compito con la ben nota norma "del 20%" in caso di ristrutturazione urbanistica: si tratta di coglierne tutti gli effetti positivi, possibilmente facendo in modo che quegli alloggi sociali previsti nella riserva si realizzino concretamente; e di alimentare il Fondo a suo tempo previsto dal regolamento di attuazione, da dedicarsi in particolare alla realizzazione di alloggi volano per superare la gestione tramite affittacamere dei casi di emergenza. Così come appare fin d'ora da valutare la possibilità di destinare ad alloggi sociali almeno una parte, significativa, delle aree – pubbliche e private – dimesse o in via dismissione.Colleghe e colleghi, non avevo l'obiettivo di esaurire il tema: penso che il dibattito si incaricherà di completare e arricchire le nostre indicazioni. Vi chiedo tuttavia di approvare l'Ordine de Giorno che abbiamo definito in Terza Commissione, con l'obiettivo di fornire al tavolo nazionale, al legislatore regionale e alla Giunta un insieme ragionato di ipotesi di azione che si muovano nella direzione giusta, quella di far sì che il diritto alla casa non sia solo declamato ma concretamente attuato, nel nostro Paese e nel nostro territorio».(fn)