Inchiesta appalti, Checcucci (AN): «Perché Publiacqua ha ritirato il "codice etico"? Il Comune azionista sapeva?»

«Perché Publiacqua ha ritirato il "codice etico", ovverosia la clausola prevista nei bandi di gara secondo la quale le imprese si impegnavano ad accettare il divieto di subappalto i lavori aggiudicati ad imprese che avevano partecipato alla gara?». E' quanto chiede di sapere, con una interrogazione, la consigliera di Alleanza Nazionale Gaia Checcucci.«Agli atti dell'inchiesta condotta dalla procura sulla presunta associazione a delinquere che avrebbe manipolato decine di gare pubbliche di appalto e alterato il piano regolatore di Campi Bisenzio – ha aggiunto l'esponente del centrodestra – risulterebbe anche una intercettazione telefonica nella quale uno degli indagati si vanta di aver fatto cambiare idea a Publiacqua, una partecipata del Comune, che aveva varato appunto un "codice etico" che poi improvvisamente sparisce perché evidentemente di intralcio alla cordata».«In questa vicenda – ha ricordato Giaia Checcucci – l'ufficio competente dell'amministrazione comunale ha dato dimostrazione di serietà e trasparenza, segnalando gli appalti che riteneva di dubbia correttezza e ad esso va il nostro encomio. Grazie a questa prassi, il servizio appalti non solo ha escluso decine di imprese dalle gare ma giustamente e correttamente ha segnalato le anomalie, oltre che alla magistratura, alla autorità di vigilanza sui lavori pubblici. Anche altrui enti, come Publiacqua, avevano tentato di contrastare il sistema delle cordate con, appunto, un codice etico. Però, poi, a quanto emerge dalle intercettazioni qualcuno avrebbe cambiato improvvisamente idea. Perché? L'amministrazione comunale, azionista di riferimento dell'azienda, era al corrente di ciò?».«Per ora siamo ancora nelle fase delle indagini preliminari – ha concluso la consigliera di AN – nei vari gradi di giudizio, se si arriverà ad un processo, la magistratura giudicante stabilirà la bontà o meno delle ipotesti della procura. Alla politica, fin da subito, spetta però un compito fondamentale: dotarsi di strumenti per impedire che il sistema dei cartelli possa trovare spazio, a cominciare dall'assunzione di un codice etico e di una procedura standard di segnalazione alla magistratura ed all'autorità di vigilanza dei lavori pubblici, quale quella che era solito adottare il Comune per le proprie gare. Essendo il Comune azionista in molte aziende, le cosiddette partecipate, questo modus operandi deve estendersi anche a loro, pena una indiretta responsabilità dell'amministrazione nella qualità di socio. Chiediamo, pertanto, attraverso una specifica mozione, che sia adottato fin da subito un atto di indirizzo che salvaguardi e tuteli da "procedure anomale" non solo il Comune ma anche tutte le sue partecipate». (fn)