A Firenze viene commemorato Cesar Vallejo, il più grande poeta peruviano. Appuntamento giovedì in Palazzo Vecchio
Un convegno per commemorare il settantesimo anniversario della morte di Cesar Vallejo, uno dei più grandi poeti peruviani. E' l'appuntamento previsto per giovedì 15 maggio alle 18 nel Salone de' Dugento, organizzato dall'assessorato all'accoglienza e integrazione e dal consolato generale del Perù a Firenze."E' con piacere che abbiamo raccolto l'opportunità di celebrare uno dei più importanti poeti peruviani proprio nella nostra città ha commentato l'assessore all'accoglienza e integrazione Lucia De Siervo e siamo lieti di poter essere presenti a queste iniziative che ci danno l'opportunità di conoscere meglio le altre culture e in particolare un grande poeta conosciuto in tutto il mondo"."Nel cuore di Firenze, in una delle più belle città italiane e non solo ha sottolineato l'ambasciatore del Perù Walter Negrerios Portella siamo lieti di commemorare con delle letture e delle riflessioni il poeta Vallejo, che in questi giorni è al centro dell'attenzione anche alla Fiera del libro di Torino. Ci preme ricordare che questo artista, che ha scritto poesie, testi di teatro, narrativa e saggi, ha saputo esprimere in toto il dolore umano che nasce dalla sua esperienza personale di intellettuale in esilio". "Ringraziamo quindi ha concluso il console peruviano l'assessore De Siervo che ci ha dato l'opportunità di rendere omaggio ad un grande poeta universale".Il convegno si aprirà con i saluti del console Negrerios Portella e con l'assessore Lucia De Siervo. Seguiranno poi le letture di alcune poesie e gli interventi delle professoresse Martha Canfield dell'Università degli Studi di Firenze e Giorgia Delvecchio della Università di Parma. Seguirà un piccolo intervento musicale del Gruppo Musicale Americanto.Una breve biografia: César Abraham Vallejo Mendoza nacque il 16 marzo del 1892 a Santiago de Chuco, un villaggio andino del Perú. Nel 1910 si trasferì alla cittá di Trujillo, dove studiò alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Visse anche a Lima, in questa cittá lavorò come insegnante e qui nella capitale si avvicinò alla sinistra intellettuale di quei tempi. Riconobbe in quella ideologia il suo pensiero sociale. Dopo essere tornato a Santiago de Chuco fu imprigionato ingiustamente. Questo evento segnò il resto della sua vita e si è riflesso nel dolore che esprime nelle sue opere. Nel 1922 fu pubblicata la raccolta Trilce, che si può considerare l'ultimo legame con la vita degli affetti familiari e con la sua patria. Ebbe una vita non lunga, inquieta e dolorosa, conclusa con la morte in esilio, premonita nei suoi celebri versi "Me moriré en París con aguacero, / un día del cual tengo ya el recuerdo". In effetti visse a Parigi fino alla sua morte nel 1938. Fu sepolto nel Cimitero di Montparnasse. (pc)