Presidenti di quartiere: "No all'abolizione dell'aspettativa per i presidenti-dipendenti. È innanzitutto un danno per le città"
"Siamo d'accordo con lo sforzo di razionalizzare e ridurre i costi della politica, ma è necessario mantenere efficienti i consigli di quartiere e quindi non è possibile concepire «un presidente di quartiere part-time». Questo è quello che succederebbe con l'eliminazione dell'aspettativa per i presidenti-dipendenti".È quanto dichiarano i cinque presidenti di quartiere, commentando il principio sancito dalla legge finanziaria, all'esame delle Camere, che prevede l'eliminazione dell'aspettativa non retribuita per i presidenti di quartiere."La legge finanziaria attualmente in discussione alle Camere, indica una serie di misure per contenere i costi della politica, relative soprattutto agli organi di rappresentanza locale proseguono Stefano Marmugi, Gianluca Paolucci, Andrea Ceccarelli, Giuseppe D'Eugenio e Stefania Collesei . In particolare, la legge modifica in modo sostanziale il decentramento amministrativo, cioè i Consigli di Quartiere, rendendolo obbligatorio nelle città con più di 250.000 abitanti (attualmente il limite minimo era di 100.000) e facoltativo per i comuni compresi fra 100.000 e 250.000 abitanti. Tutto ciò è comprensibile, non solo nell'ottica di un contenimento dei costi ma anche per sostanziare il decentramento con una dimensione più congrua dove espletare il proprio importante compito di organismo di partecipazione, di consultazione e di gestione diretta di servizi di base e funzioni delegate dal Comune"."Salta agli occhi però una palese incongruenza nell'attuale finanziaria sottolineano i cinque presidenti : la negazione ai presidenti di quartiere di poter avvalersi, se lavoratori dipendenti, dell'aspettativa non retribuita durante l'espletamento del mandato. Di tutto avremmo bisogno meno che di presidenti part-time, non in grado, soprattutto con quartieri grandi e complessi come quelli fiorentini, di espletare al meglio il proprio compito istituzionale"."Tutto questo assume a Firenze ancor più il sapore di beffa, poiché è da un anno e mezzo che un gruppo di lavoro, istituito dal Consiglio Comunale, si misura e confronta per avanzare una proposta di riforma e potenziamento dell'attuale esperienza di decentramento fiorentina, prevista fra l'altro nel programma di mandato del sindaco concludono Marmugi, Paolucci, Ceccarelli, D'Eugenio e Collesei . Chiediamo pertanto all'assessore al decentramento, al Consiglio Comunale e al sindaco, anche in virtù del suo ruolo di presidente dell'ANCI, di adoperarsi attivamente affinché tale norma sia modificata nell'interesse di tutta la città". (uc)