Giorno del Ricordo. Miriam Amato (Gruppo Misto): "I diversi massacri di cui la storia è piena hanno sempre una matrice in comune, quella di identificare nell'altro, il diverso"
“Ogni anno, il 10 febbraio è Il Giorno del Ricordo. Si tratta della solennità civile italiana istituita per conservare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”, come la definisce la legge 30 marzo 2004 n. 92 che l’ha istituita – dichiara la consigliera del gruppo misto Miriam Amato – e la legge continua: “la serie di eccidi noti come i massacri delle foibe possono essere divisi in due distinti periodi: gli “infoiba menti” del settembre-ottobre 1943 e le stragi del 1945, che in alcuni casi si protrassero fino al 1947, ma ad oggi non si conosce esattamente il numero esatto delle vittime. La storiografia attuale comprende una forbice stimata tra i 5000 ed i 12 mila morti”.
Amato sottolinea che, a suo avviso, “i diversi massacri di cui la storia è piena hanno sempre una matrice in comune, quella di identificare nell’altro, il diverso e quindi di iniziare a coltivarne il sospetto, il timore, il diniego, alla fine questa idea si radicalizza e ciò che era partita come una difesa delle proprie origini si tramuta in un'assurda presunta subordinazione dell'altro del quale si può, anzi si deve, fare a meno per una sorta di pulizia, che non ha nulla di sensato sennò la follia collettiva alla base di ogni guerra, o presa di posizione che esclude il dialogo ed il confronto e legittima lo scontro. Ecco perché rinnego l'idea che possano esistere missioni di pace, in quanto la pace non si fa con la guerra, con le armi e con la morte ecco perché rinnega ogni forma di ideologia, che sia politica, religiosa o di qualsiasi altra forma che individua nell’altro il diverso e alimenta diffidenza e sospetto in un generalizzare che no ha nulla di logico né di umano.
Il mio messaggio umile è quello di coltivare l’uguaglianza se imparassimo a guardarci con gli occhi di un bambino noteremmo come bambini non hanno difficoltà a relazionarsi anche con chi non parla la loro lingua, non badano a cosa una persona indossa o ad altre etichette che la cultura e la società appiccicato sulle persone, oggi siamo ciò che possediamo, e per quanto è fondamentale salvaguardare le proprie origini e lo si può fare solo nel rispetto di quelle altrui. La paura del diverso alla base dei momenti più bui dell'umanità nasconde in realtà gli interessi di pochi che nelle loro battaglie hanno da consolidare il proprio potere economico a discapito della vita stessa. Un pensiero – conclude Miriam Amato – non può che andare alla Siria e all'assurda reazione che l’Europa sta avendo con il tira e molla sul chiudere o meno le frontiere,mentrei bambini che scappano da città oramai distrutte continuano a morire in viaggi della speranza ed i paesi europei invece di farsi carico di queste enorme tragedia, che ha colpito un numero indefinito di persone, temono che il proprio benessere finisca a causa dell'arrivo di gente disperata che ha solo bisogno di risentirsi umana, che non ha colpe per essere nata nel proprio paese e che un domani i nostri figli citeranno sui libri di storia o con qualche manifestazione solenne mentre noi oggi restiamo a guardare mentre qualcuno spera che il loro viaggio non giunga a termine per la paura di sentirsi invaso”. (s.spa.)