Giornata della Memoria, Miriam Amato (Gruppo Misto): "La trasmissione della storia e della Memoria per costruire il Futuro"

La trasmissione della memoria e della storia è stata fondamentale per il popolo ebraico.
In un paesaggio in cui la morte è onnipresente si diffonde l'idea che la testimonianza, per lo meno, sia immortale, che essa solo possa assicurare il ricordo, ossia l'eternità: ultima resistenza contro l'oblio e la morte. Testimonianze che sono state le prime prove contro il negazionismo.
S’impara qualcosa dalla Storia?
L’eco degli eventi informa sulla potenza dell’evento, ma non rende conto di ciò che è stato.
Questa mancata trasmissione degli eventi fa sì che molti uomini, di fronte a profondi mutamenti sociali e politici, non solo dimentichino una parte consistente della loro storia, ma, ancora peggio, la trasformino.
Infatti, se guardiamo al passato con occhi critici, si vedrà come esso sia carico di rovine in disfacimento, non solo di edifici ed intere città, ma anche di valori morali ripudiati, di lingue morte e di esistenze che di sé non hanno lasciato alcuna traccia, se non segni sbiaditi e indecifrabili.
L’indifferenza e l’opportunismo associati ad una disgregazione dei valori, accelerano una volontaria cancellazione, per non dire, una vera e propria rimozione delle radici storiche di un popolo.
L’oblio del proprio passato modifica l’identità di un individuo e di una Nazione, perché essa è plasmata, non solo dal patrimonio ereditato dalle “memorie storiche”, ma anche da ciò che è stato dimenticato o si è stati obbligati ad obliare.
Per capire allora perché si dimentica, bisognerebbe domandarsi perché, al contrario, si ricorda.
La memoria di un popolo è incessantemente promossa da forme di ricordo in comune, come festività civili o religiose, libri di storia o semplicemente tramite la diffusione della propria lingua, ma, quando vi è una disarmonia sociale, i criteri attraverso cui si selezionavano gli episodi da ricordare e dimenticare si affievoliscono e si scopre allora che la memoria può essere intesa come un campo di battaglia in cui si lotta per la conquista del passato.
Ricordare è certamente un fissare attraverso simboli ed immagini l’identità di un popolo, ma tali immagini possono, però, essere rielaborati allontanandosi dall’impronta originata di chi li ha forgiati; così il concetto di Nazione si può trasformare nell’idea esasperata di nazionalismo, alimentando effetti sociali devastanti.
Memoria e oblio sono dunque inscindibili nel loro reciproco legame, perché l’individuo ha bisogno di entrambi per vivere, in quanto emigrante nel tempo che si serve dello stesso passato per costruire il futuro, creando un’identità fondata sul ricordo e sulla dimenticanza, la cui assenza non permetterebbe la possibilità di cambiamento.
L’oblio collettivo è determinato dal desiderio di non ricordare e spesso sono proprio gli eventi più traumatici, che hanno modificato la storia di un popolo, ad essere volutamente dimenticati.
Tuttavia, come dice Primo Levi, bisogna ricordare il male nelle sue estreme efferatezze e saperlo discernere, anche quando si presenta in forma apparentemente innocua.
La memoria dell’orrore, infatti, deve trasformarsi, non solo in un battersi il petto di fronte ai crimini, ma anche in una volontà di cambiare e, affinché alcune situazioni non debbano più ripetersi, è meglio ricordarle o memorizzare almeno i sintomi da cui possono nuovamente nascere; d’altro canto, chiunque pensi al passato, lo fa in base alle domande che gli vengono dettate dal presente, e senza dubbio, la sistemazione del proprio passato, in un quadro di cui faccia parte anche il presente, è un fenomeno che avviene anche inconsapevolmente.
Forse popoli come l’italiano, il tedesco o il russo, che hanno avuto un certo tipo di esperienze, devono stare più attenti ai principi, intesi come grandi valori, e più accorti nel valutare i loro inizi, che apparentemente sembrano indifferenti, ma che possono condurre a conseguenze traumatiche.
La pienezza della nostra vita, anche la gioia e non solo la tragedia, consiste nel rendere il passato fruttuoso per il nostro presente e nel considerarlo come “il sogno di una cosa”, avrebbe detto Karl Marx, che apre le porte verso il futuro, passando continuamente dalla dimensione di ciò che è stato a quella di ciò che sarà.
La memoria del passato, quindi, per progettare il futuro resta un valore imprescindibile per l’oggi, nemica dello sfaldamento dell’identità di un individuo e di una Nazione. Il mio personale appello è di far tesoro del passato. (s.spa.)