Bambini detenuti e la mancata attivazione dell'Icam, Amato (Gruppo Misto): "Lo stabile di via Fanfani cade a pezzi"
La storia dell'istituto a custodia attenuata per madri detenute, mai attivato, nasce il 21 gennaio 2010 “ma ad oggi, lo stabile di via Fanfani dove l’Icam sarebbe dovuto nascere, cade a pezzi per assenza di manutenzione mentre a Sollicciano si trova anche una bimba di pochi mesi” è la denuncia di Miriam Amato.
“Sono dai 95 ai 105mila circa i bambini in Italia che entrano in contatto con il carcere. Alcuni di loro, si trovano in una condizione di separazione dal genitore detenuto altri, invece, in una condizione di detenzione – continua Amato – e secondo la legge italiana, infatti, le donne in attesa di giudizio o in esecuzione della pena possono finire dietro le sbarre con i propri bambini, se questi hanno da zero a sei anni. Una misura che evita il dramma della separazione tra madre e figlio, ma che pone di fronte alla questione di piccoli innocenti, a loro volta reclusi”.
“I bambini costretti a trascorrere l’infanzia dietro le sbarre, insieme alle loro mamme, vivono relazioni alterate, affetti interrotti e traumi difficili da superare che si ripercuotono, inevitabilmente, sullo sviluppo psicofisico e nella strutturazione della loro personalità. Figli che, in un modo o nell’altro, condividono le pene: in palese violazione alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, che vuole sì garantito e protetto il diritto del bambino a crescere con i propri genitori, ma in un ambiente adeguato”.
Ai delicati problemi legati ai rapporti con i figli, per i detenuti, si aggiungono poi quelli del sovraffollamento delle carceri o delle condizioni precarie della struttura.
“L’obiettivo, deve essere quello di tirare fuori dalle carceri tutti i bambini, accogliendoli in case famiglia Protette, dove i più piccoli possano vivere insieme alle loro mamme, oppure nei cosiddetti Icam (Istituti di custodia attenuata per madri detenute), sezioni speciali che propongono un modello di vita familiare comunitaria, in cui ai bambini è garantita un esperienza di vita e relazionale con il mondo esterno e per le madri ci siano corsi riabilitativi e di formazione, in vista di una nuova vita fuori dalla struttura. Ma purtroppo ad oggi – è l'amara constatazione di Miriam Amato – niente è stato fatto e le istituzioni pubbliche troppo spesso si dimenticano di quei bambini innocenti dietro le sbarre”. (s.spa.)