Unity in diversity, Pagiz: "La bellezza di Firenze conferma che questa città è il posto migliore per rilanciare la pace attraverso la cultura"

Il vicesindaco di Sabac (Serbia) interviene nel forum di questo pomeriggio

“La bellezza di Firenze conferma che questa città è il posto migliore per rilanciare la pace attraverso la cultura”. Lo ha sottolineato Nemanja Pagiz, vicesindaco di Sabac (Serbia) intervenendo nella sessione pomeridiana del forum ‘Unity in diversity.
“La nostra – ha aggiunto – è una piccola realtà dei Balcani, ma abbiamo un grande patrimonio storico. Le due Guerre Mondiali hanno distrutto la città e portato grande dolore e sofferenza: questi fatti ci ricordano che va fatta ogni cosa per salvaguardare la pace. Il modo migliore per farlo, anche in periodi di crisi e difficoltà, è raccogliere nuove sfide per realizzare un mondo senza guerre, legami tra persone e comprensione tra tutti popoli”.
Secondo Januz Chwierut, primo cittadino di Oswiecim (Polonia) “quando parliamo di pace dobbiamo sempre ricordare a cosa possono portare l’indifferenza, la xenofobia e l’intolleranza”. “Auschwitz – ha ricordato – è un luogo poco distante dalla nostra città: è diventato luogo simbolo dell’olocausto, teatro della più grande tragedia del XX secolo. Ricordare è l’elemento principale per proteggere la pace: chi non lo fa rischia di ricommette gli errori del passato. Oswiecim è diventata depositaria di questa tragica storia, ed è oggi città della pace che si fa ponte tra passato e futuro”.
“Non c’è dubbio – ha detto Haseeb Salim Khieleh, sindaco di Bir Zeit, Palestina -
che la pace sarà vera pace quando potrà creare sviluppo non solo economico ma anche culturale, sociale, scientifico e di convivenza”.
Per Emilio Perez Cuellar, sindaco di San Vicente del Caguan (Colombia) “sembra che la società di questo pianeta sia vittima di un ordine mondiale che ha delle intenzioni violente, dove è più importante il capitale finanziario che le persone”.
“A San Vicente– ha detto – fin dall’inizio abbiamo avuto un approccio preciso che si basava sulla costruzione della pace e con questo obiettivo abbiamo fatto una scommessa anche sulla cultura. Se ciò che si spende in violenza si investisse in cultura potremmo assicurare alle generazioni che verranno un futuro migliore e sereno”.
“E’ ormai diventato un imperativo che tutta l’Unione Europa – ha ribadito Ahmed El Ktibi, assessore alla solidarietà di Bruxelles – sia partecipe nell’accoglienza ai profughi, non solo Italia, Francia, Germania: tutti devono dare il loro contributo, perché a soffrirne sono solo i profughi».
“Tornerò nella mia città arricchita da questi giorni di incontri e dialoghi – ha commentato Michelle Sol, primo cittadino di Nuevo Cuscatlan (El Salvador) – riporterò quanto emerso dal nostro confronto”.
“È importante lottare – ha rilevato Martha Jara Saldana, rappresentante della città peruviana di Rimac - per garantire la salvaguardia della cultura e trasmettere un messaggio di speranza per le nuove generazioni”. (fn)