Unity in diversity, il dibattito dei sindaci: "Cultura per combattere la guerra e renderci più aperti nell'accettazione degli altri"
Cultura per combattere la guerra. E garantire strumenti adeguati per accogliere chi è diverso da noi e garantire asilo a quanti scappano dai conflitti. Su questi temi, nel segno della solidarietà, si è aperto il dibattito dei sindaci nella sessione pomeridiana del forum ‘Unity in diversity’.
“Abbiamo obblighi nei confronti dei profughi - ha sottolineato Arnaud Robinet, sindaco di Reims - è toccato anche noi quando lanostra città, sia nel primo che nel secondo conflitto mondiale, ha provato duramente il martirio della guerra. E abbiamo anche una responsabilità politica - ha aggiunto il primo cittadino della città francese - quella evitare che, contro l’accoglienza, si possa agire sulla paura dei cittadini”.
“Violenza ed esclusione - ha rammentato nel suo messaggio il sindaco della città di Fes, in Marocco - non sono una fatalità. La cultura è il vettore della pace e può unire attraverso il rispetto dell’altro”.
Falca Gheorghe, sindaco di Arad (Romania) ha ricordato come la sua città “nel 2010-2011, proprio nel periodo della crisi economica” abbia “aumentato i fondi per la cultura”. “Solo così - ha proseguito - si sarebbero potuti risolvere i problemi, anche quelli economici”.
L’assessore alla pubblica istruzione del Comune di Milano, Francesco Cappelli, ha ricordato l’iniziativa dell’amministrazione di istituire un ‘albo civico delle comunità religiose’, al quale si sono iscritte 52 diverse comunità. “Ogni credo - ha spiegato - è una componente fondamentale della cultura dei popoli e, quindi, non c’è evento religioso che non abbia importanza civica”. “Questo - ha annunciato - ci darà la possibilità di istituire, nel 2016, una conferenza metropolitana delle comunità religiose”. Cappelli ha poi citato l’altro progetto avviato dal Comune di Milano: “Incontriamo le religioni del mondo”, rivolto alle classi quinte delle scuole primarie: alle principali comunità religiose cittadine è stato chiesta la presenza di alcuni loro testimoni, durante una serie di incontri con i ragazzi, per parlare delle loro esperienze. Il progetto ha coinvolto 350 ragazzi.
“La cultura - ha ribadito il sindaco di Mogadiscio Hassan Mohamed Hussein - può portate la pace e rendere le persone più aperte nell’accettazione degli altri”.
Secondo Lia Olguta, primo cittadino di Craiova (Romania), “l’opinione pubblica non ha reagito in modo adeguato ai fatti che hanno colpito la città di Pamira”. “Noi - ha dichiarato - abbiamo il dovere di proteggere il patrimonio culturale che abbiamo. Lo dobbiamo ai nostri figli. La nostra città ha investito moltissimo nella cultura, negli ultimi anni, perché crediamo che rivesta un ruolo fondamentale nell’identità delle persone”.
Il progetto dell’amministrazione di Kuldiga per far capire l’importanza della loro identità e del loro patrimonio culturale è stato al centro dell’intervento di Inga Berzina, sindaco della città polacca.Si tratta di “laboratori artistici, culturali, eccetera, per aiutare i cittadini che vivono nel centro storico, a mantenere inalterato l’aspetto dei palazzi”. “Questi sono l’espressione architettonica della nostra identità culturale - secondo Inga Berzina - ed è importante che chi li abita conosca il loro valore”.
John Toiti, primo cittadino di Nairobi (Kenia), ha ricordato che questa metropoli “Nairobi oggi ospita oltre 5 milioni di persone, e 42 diverse tribù, che hanno culture diverse, ma vivono in armonia”. “Questo è un perfetto esempio di coabitazione - ha commentato -. Nel tempo siamo diventati anche un importante centro economico dell’Africa orientale. La nostra costituzione stabilisce che le donne devono avere un terzo della rappresentanza politica e siamo molto felici del fatto che negli ultimi anni abbiamo ospitato numerose personalità internazionali, come Obama o il Papa che sarà da noi tra poco”. (fp-fn)