Unity in Diversity, "Patrimonio culturale e democrazia: le città sono pronte a costruire un mondo diverso?" al centro della II Sessione
Ad aprire la seconda sessione di oggi, l’artista ed architetto polacco Jaroslaw Kozakiewicz. Nel suo intervento, intitolato “Oswiecim-Auschwitz. L’arte e l’architettura contemporanea – costruire ponti fra le generazioni”, Kozakiewicz ha illustrato il suo progetto per la costruzione di un ponte che collegherà il museo di Auschwitz-Birkenau con Oswiecim. Le due cittadine sono separate dal fiume Sola.
Kozakiewicz ha vinto un concorso internazionale per la realizzazione dell’opera nel 2005.
“Il ponte è portatore di un forte messaggio simbolico. Attraversarlo rappresenta il cambiamento ed anche il collegamento tra due mondi” ha spiegato l’artista, che ha poi illustrato il progetto con l’aiuto di alcune slide.
Il ponte sarà realizzato con una struttura in acciaio coperta interamente con legno di cedro.
Di seguito ha preso la parola Maria Letizia Sebastiani, direttrice dell’Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario, che si è soffermata sull’istituzione dei “caschi blu della cultura”. “Si tratta di una proposta italiana, recentemente approvata dall’Unesco, e attualmente in fase di attuazione dei modelli operativi. L’obiettivo è dare vita a una struttura, composta da personale specializzato nella conservazione e restauro proveniente da enti come l’Istituto Centrale del Restauro, l’Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario e l’Opificio delle Pietre Dure e dal nucleo tutela del patrimonio dei Carabinieri, in grado di intervenire in tempo reale per il recupero dei siti storici e culturali”. Sebastiani ha aggiunto che il primo nucleo di personale è già stato selezionato.
L’intervento successivo, affidato Irene Zanella dell’Ong ‘Un ponte per..’,è stato dedicato al progetto di cooperazione internazionale a sostegno e tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale dell’Iraq.Il progetto, di cui è capofila il Comune di Firenze, vede il coinvolgimento dell’Università di Firenze, dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, della Biblioteca Nazionale di Firenze, del Ministero degli Affari Esteri e gestito dall’Ong ‘Un ponte per’ per Inla (Libreria Nazionale ed Archivi Iraq) e HCECR (High Commission for Ebril Citadel Revitalization) relativamente nella parte antica di Ebril. Filo conduttore è la collaborazione di soggetti italiani ed iracheni per la salvaguardia del patrimonio culturale dell’Iraq e si articola in due principali linee di intervento: la collaborazione con la Biblioteca Nazionale ed Archivi di Baghdad per la salvaguardia del patrimonio librario nazionale attraverso il capacity building di alto livello per i bibliotecari ed archivisti della BANB con particolare riferimento alla digitalizzazione dei testi; e la collaborazione con l’High Commission for Erbil Citadel Revitalisation per il rafforzamento delle competenze dello staff della Cittadella nella gestione e promozione turistica di un sito UNESCO attraverso training course e study visits effettuati in Iraq ed in Italia. “Si tratta di una esperienza di grande rilievo – ha sottolineato Zanella – che ha consentito la formazione di personale locale di alto livello specializzato nella tutela del patrimonio culturale del popolo iracheno. E grazie al lavoro effettuato insieme all’HCECR per la cittadella di Ebril, siamo riusciti anche a promuovere la collaborazione tra le minoranze presenti in Iraq”.
La professoressa Mirella Loda (SAGAS – Università di Firenze) e l’ingegner Feridum Sarwary (Direttore del Settore Architettura e Ingegneria – Dipartimento dello Sviluppo Urbanistico di Herat) hanno illustrato il progetto di cooperazione quinquennale finanziato dal Ministero degli Affari esteri italiano e diretto dall’Università di Firenze.
Grazie a questo progetto, avviato nel 2003, subito dopo la caduta del regime talebano ad Herat, è stato possibile creare il Dipartimento urbanistico, che non esisteva precedentemente nell’Università della città. 18 persone (tra cui anche 4 donne) sono state formate a Firenze in urbanistica, e tornate ad Herat hanno contribuito alla stesura del primo master plan per lo sviluppo della città e ad un piano regolatore applicato ad un quartiere.
“Grazie a questo progetto, ad Herat è stato possibile per la prima volta sviluppare il governo del territorio” ha notato la professoressa Loda.
L’ingegner Sarwary ha rivolto un ringraziamento al Ministero e all’Università che hanno reso possibile la creazione del Dipartimento di Urbanistica dell’Università di Herat.La chiusura della II sessione è stata affidata a Mario Primicerio che ha dedicato il suo intervento a “Il sindaco La Pira: ricordando la sua idea ed il suo contributo in favore della pace”. Il presidente della Fondazione intitolata a Giorgio La Pira, dopo aver tracciato un ritratto dell’allora sindaco di Firenze di cui oggi ricorre il 38esimo anniversario della morte, ha ricordato alcuni principi ispiratori della sua politica come primo cittadino. “La Pira disse che un sindaco che per paura dei ricchi e dei potenti abbandona i più poveri e i diseredati è come un pastore che abbandona il suo gregge per paura dei lupi. Ebbene, penso che queste parole possano essere di ispirazione ai sindaci che oggi sono qui nel Salone dei Cinquecento”. Primicerio ha ricordato i tre diritti che, secondo La Pira, dovevano essere le priorità nell’attività di un sindaco: il diritto alla casa, il diritto all’occupazione e il diritto alla pace sul quale le città possono svolgere un ruolo fondamentale.“Nel suo discorso di inaugurazione del summit mondiale dei sindaci per la pace, che si svolse proprio qui nel Salone dei Cinquecento 60 anni fa, La Pira affermò il diritto delle città ad esistere, per le generazioni presenti e soprattutto per quelle del futuro. E auspicò che il desiderio di pace delle città fosse raccolto dalle politiche nazionali. Un auspicio che resta ancora attuale”. (mf-fdr)