I 70 anni del Centro Sportivo Italiano. Nicola Armentano (PD): "Lo sport come vero e proprio servizio sociale"
Le celebrazioni dei 70 anni del Centro Sportivo Italiano, associazione fondata sul volontariato,sono state un grande momento per ribadire che fare sport è un vero e proprio servizio sociale.
Il Csi è un'associazione che, da sempre, Punta sui ragazzi attraverso percorsi educativi inclusivi con particolare attenzione alla prevenzione in termini di salute e sostegno al disagio sociale. C'è sempre stato – spiega il consigliere PD Nicola Armentano – un interesse costante, da parte dei tanti volontari, per la persona e per il territorio e, in particolare, per le periferie e le persone ai margini.
I tanti volontari sono i talent scout degli esclusi: i cicciotelli o quelli che nessuno vuole far giocareperché poco adatti allo sport. I volontari del Csi hanno a cuore il solo scopo di integrarlie migliorarne l'autostima e il proprio benessere andando a promuovere in loro stili di vita corretti e allontanandoli dalla solitudine e dalla sedentarietà.
I volontari cercano di aiutare chi, per condizioni economiche o di disagio è obbligato a stare lontano dai luoghi dove si gioca o ci si integra.
70 anni dove l'educatore, il dirigente, l'arbitro sono impegnati per far emergere quei valori spesso dimenticati da chi promuove e fa sport per altri scopi.
Chi lavora per il Csi si adopera quotidianamente per fare davvero dello sport una grande agenzia educativa.
Fare quindi dello sport uno strumento di prevenzione su patologie, non solo cliniche ma sopratutto sociali, quali la solitudine, le ansie, le paure e le devianze dei giovani.
Ma l'interesse primordiale di questa grande famiglia che è il Csi è per i giovani ed i bambini.
Nel mondo purtroppo, ed anche nel nostro Paese, non tutti i bambini hanno la possibilità di giocare all'aria aperta, in spazi adeguati e di praticare sin da piccoli uno stile di vita salutare.
Se pensiamo alle periferie urbane, ai quartieri periferici delle città o alle aree povere la vita di questi bambini è sicuramente meno favorita al raggiungimento del benessere psico fisico e sociale che significa, in altri termini, salute.
Per molti bambini l'opportunità di gioco, di socializzazione, di uscire dal circolo vizioso della povertà è privata.
La loro crescita sana e serenadi conseguenza ne sarà limitata
E che quanto detto sia vero e reale lo testimonia un'attenta analisi conoscitiva della commissione parlamentare sull'infanzia e l'adolescenza.
A dicembre 2014 ha presentato i risultati su povertà e disagio minorile e ha invitato ad investire risorse in questi ambiti.
Invito raccolto da questo governo che ha introdotto finanziamenti a sostegno della povertà, in particolare, quella minorile. Ritengo – aggiunge il consigliere Armentano – che personalmente sia il più grande investimento strategico che un Paese possa fare.
Ancor meglio se l'investimento è finalizzato a realizzare servizi e non che affidano contributi alle famiglie povere.
Credo che la povertà economica che accompagna la povertà educativa e sociale si possa sostenere meglio con altri strumenti. Quali per esempio investire queste risorse su progetti e facilitazioni per aumentare servizi su queste tipologie di disabilità, che esse siano sociali e motorie anche, e sopratutto, con lo sport e con i valori etici presenti nelsuo interno.
Investire in aree motorie o progetti inclusivi attraverso il movimento o le attività motorie e mettere un grande strumento a disposizione anche del welfare.
Soltanto pensando a come lo sported il gioco siano facilitatori incredibili per i bambini e i ragazzi a fare da collante per etnie, religioni, condizione sociale, si percepisce subito l'arma micidiale cheabbiamo a disposizione soprattutto se lo promuoveremo nei luoghi ad alto degrado sociale, nei quartieri disagiati, nei luoghi dove la marginalità è più diffusa.
Finanziare e investire su progetti che creino presupposti per realizzare aeree giochi, anche popolari, oltre che in strutture attrezzate è arginare problematiche sociali.
Il 64% dei minori non fa sport, non accede alla musica o al teatro e non fa nessuna attività formativa e ricreativa. I dati sono più alti nelle aree periferiche e al limite della povertà economica.
Integrare in modo paritario per i bambini diversi per etnie, religioni e condizioni economiche, offrire a tutti pari opportunità è un dovere politico così come lo è quello di finanziare progetti che vanno in questo senso e che promuovono azioni di quanti già si adoperano per il superamento di queste barriere.
Solo così potremo dire di non aver trascurato potenzialità e intelligenze che potrebbero contribuire allo sviluppo del nostro Paese.
E allora ben venga l'azione dei tanti volontari del Csi ai quali va il mio encomio ma dobbiamo impegnarci tutti per facilitarne la loro azione.
Occorre mettere in atto provvedimenti che potenzino le attività motorie e le attività di movimento e che, contestualmente, vadano a riqualificare aree periferiche e degradate.
Occorre utilizzare lo sport come motore inclusivo, come agenzia educativa, come strumento per combattere anche la povertà economica insieme a nuove forme culturali. Questi sono obiettivi da prefiggersi e, in parte, questa amministrazione lo sta già facendo
Il diritto allo sport ed il diritto alle pari opportunità – conclude Armentano – sono un diritto inalienabile.
Come si fa a negare ad un gruppo di ragazzi migranti, aiutati da una cooperativa che aveva messo su una squadra di calcio, l'utilizzo di un campo sportivo in orario mattutino quando il campo è inutilizzato dai ragazzi?
Se NelsonMandela fosse in vita sarebbe ben lieto di andare a ricordare quella frase epocale “lo sport può cambiare il mondo”. E noi non possiamo permettercelo in un momento dove la povertà economica e sociale purtroppo è sempre di più tangibile.
Provare a buttare le basi per un binomio perfetto: quello fra sport e sociale deve essere una meta da perseguire”. (s.spa.)