Torselli (FdI-An): "Sospendiamo l'esecuzione dell'inno d'Europa in apertura del consiglio comunale. Per gli italiani l'UE è soltanto sinonimo di una moneta che ci ha reso tutti più poveri"
“Inneggiare a qualcosa significa rendere omaggio a ciò che si ama, a ciò a cui ci sentiamo fieri di appartenere. Mi spiegate cosa c’è da omaggiare nell’attuale Unione Europea? Sono da omaggiare le politiche di austerità che hanno impoverito i popoli, sottratto il peso internazionale alle nazioni, diminuito le esportazioni e distrutto la manodopera qualificata? Sono forse da omaggiare le politiche economiche e finanziarie dettate dalle banche ed avallate dai paesi più forti che hanno messo in ginocchio intere nazioni, come accaduto in Grecia? O forse è da omaggiare l’atteggiamento di chi ingrassa le proprie casse coi nostri soldi, ma poi ci chiama PIGS (maiali)? Ecco perché ritengo che sarebbe un forte segnale ai nostri governanti, nonché ai burocrati di Bruxelles, se il consiglio comunale di una città importante come Firenze decidesse di sospendere a tempo indeterminato l’esecuzione dell’inno d’Europa in apertura delle proprie sedute”. Questa la proposta del capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Francesco Torselli presentata questa mattina in commissione Affari Istituzionali e che, prossimamente, sarà sottoposta al voto del consiglio comunale.
“Suonare l’inno di Mameli e l’inno alla gioia di Beethoven in apertura del consiglio comunale - spiega Torselli - non è obbligatorio, anzi, fino al 2009 non era mai stato fatto ed oggi è una libera scelta del consiglio stesso che, con questo gesto, ribadisce l’orgoglio di Firenze di essere città italiana ed europea. Mentre nessuno mette in dubbio l’orgoglio di appartenere alla nostra nazione, siamo invece fermamente convinti che oggi i cittadini di Firenze, così come tutti gli italiani, non provino poi così tanto orgoglio nell’appartenere a quell’Europa che, per molti, è soltanto sinonimo di oppressione finanziaria, di schiavitù economica e di limitazione alla sovranità nazionale dei singoli paesi”.
“L’attuale Unione Europea - conclude Torselli - non ha niente a che vedere con quella ‘Europa dei Popoli’ che molti giovani sognavano già nel primo dopoguerra e che i padri fondatori dell’attuale UE avevano immaginato coi trattati di Roma del 1957 e del 1958. Oggi la Comunità Europea è rappresentata da una moneta che ci ha resi tutti più poveri e meno liberi… Troverei più coerente se l’inno d’Europa, anziché in consiglio comunale, fosse suonato in apertura del consiglio di amministrazione di qualche banca”. (fdr)