Consiglio a Sollicciano, Firenze riparte a sinistra: "Pochi detenuti a seguire la seduta e Polizia penitenziaria non autorizzata a parlare. Peccato perché era un'occasione per ridurre le distanze tra Città e carcere"

Grassi: "Non si trasformi in una passerella. Sulle promesse se mantenute saremo i primi ad esserne felici, ma ancora ci sono tante cose che non vanno"

Questo l’intervento del capogruppo di Firenze riparte a sinistra Tommaso Grassi nella seduta straordinaria del consiglio comunale oggi a Sollicciano

 

 

“L’intervento del ministro Orlando, la presenza di deputati e senatori, e vorrei dire soprattutto il consiglio comunale che finalmente torna a riunirsi nel carcere di Sollicciano: aspetti positivi di una giornata che però non manca di rilanciare i problemi, anche di comunicazione, con il carcere. Pochi, troppo pochi detenuti, detenute e transgender presenti nella sala del cinema, e non certo perché altri non siano voluti essere presenti. Evidentemente c’è stata la volontà di limitare la loro presenza, nonostante la seduta dentro le mura del carcere servisse soprattutto perché permette agli eletti in consiglio comunale e in Parlamento di ascoltare proprio le ragioni di chi dentro il carcere vive ogni giorno e ogni notte. Sorprende che nelle parole del rappresentante delle sezioni maschili siano state assenti le proteste e le segnalazioni: dalle docce, all'acqua calda in inverno e ai ventilatori d'estate, alle domandine che non sempre hanno risposte, alle lenzuola e all'igiene in generale fino ai corsi e lezioni sovrapposte con altre attività all'interno del carcere. E a questo scopo colpisce anche la mancata autorizzazione a parlare per la Polizia penitenziaria, un fatto che crediamo grave e di cui chiederemo conto: non si può affrontare i problemi di Sollicciano senza ascoltare la voce di chi lavora dentro queste mura.

Insieme a don Vincenzo Russo, cappellano del carcere di Sollicciano ed a Massimo Lensi dell'associazione per l'iniziativa radicale Andrea Tamburi, con i colleghi del gruppo Donella Verdi e Giacomo Trombi abbiamo presentato nei mesi scorsi il documento “Un vero ponte per Sollicciano”. In quel documento si trovano tutte le tante cose che tuttora non vanno nel carcere, dal sovraffollamento alla negazione di poter aprire le celle per aumentare la socializzazione tra detenuti. Dalle gravi carenze infrastrutturali, anche per bisogni primari come l’igiene, alle difficoiltà nell’organizzare attività per detenuti e detenute e ancor di più per i transgender.

Il concetto di costruire un ponte tra la città e il carcere è il principio che continua a guidare la nostra azione, al fianco dei tanti volontari impegnati sui temi della detenzione. È indispensabile ripristinare la commissione detenuti in cui poter dar voce alle richieste delle singole sezioni che altrimenti verrebbero affidate al caso, così come vanno migliorati i rapporti delle tante associazioni con l'area educativa che rappresenta la vera e unica possibilità di formazione del detenuto in vista del proprio reinserimento lavorativo nella società: tema su cui c'è ancora molto da fare e molti ostacoli da superare.

Oggi abbiamo ascoltato alcune promesse, sia da parte del ministro che del sindaco. Saremmo contenti se potranno esser date risposte al sistema della videosorveglianza che potrà permettere di mantenere più aperte le celle, sugli inserimenti lavorativi concreti per i detenuti e che si provveda tra Comune e gli altri enti a rispondere alle necessità anagrafiche, socio sanitarie e a risolvere le annose carenze strutturali. Vedremo quanto di ciò che è stato promesso sarà davvero realizzato. Siamo i primi a sperare che sarà così, ma siamo anche memori delle promesse già spese in passato e rimaste lettera morta”. (fdr)