Rossi (Articolo 1-MDP): "L'Italia ha il dovere di dotarsi di una normativa sul fine vita"
Questo l'intervento in aula del capogruppo di Articolo 1-MDP Alessio Rossi
"A distanza di venti anni dalla convenzione di Oviedo l’Italia ancora non ha una legge che disciplini il tema delicato ed intimo del fine vita; proprio perché intimo e delicato non si giustifica l’abbandono dei malati e delle loro famiglie in una fase così drammatica e dolorosa.
L’Italia è tra gli ultimi paesi che ancora non si sono dotati di una normativa specifica sul testamento, per anni abbiamo corteggiato l’idea della morte, filosofeggiando sui libri e sui media, ma senza mai affrontare da un punto di vista politico e di governo il problema dell’accompagnamento della persona verso la morte.
Dopo l’approvazione alla Camera del testo di legge Brignone ed altri, l’iter si è bloccato alla Commissione Sanità del Senato per gli oltre 3000 emendamenti presentati dal centro-destra aventi prevalentemente intento ostruzionistico.
Un’empasse della politica che non trova corrispondenza nel sentire comune, e dove a nulla è valso, per adesso, l’appello dei Senatori e dei Sindaci di alcune città italiane.
La società civile è nettamente schierata a favore di un riconoscimento legislativo di un diritto, quello di interrompere i trattamenti farmacologici e meccanici rimandando il momento della morte effettiva.
La medicina e la tecnologia si sono talmente evolute da mantenere in vita un corpo per anni, ma vi chiedo se un essere umano possa essere considerato ancora tale quando incombe uno stato vegetativo trascorrendo quel che resta di un’esistenza senza dignità e libertà, nella semplice attesa della fine.
Questo è stato l’urlo di dolore che Michele Gesualdi, ex allievo di Don Milani ed ex presidente della Provincia di Firenze, ha espresso nell’appello rivolto al parlamento per una rapida approvazione della legge sul testamento biologico. L’ex presidente, oggi è gravemente malato di Sla e dal suo inferno di dolore ha chiesto una risposta alla politica perché lo aiuti a liberarsi della prigione rappresentata dal suo corpo.
Un urlo di dolore che comprendo perché da poco ho perso un familiare caro in una analoga situazione.
Vederlo ogni giorno soffrire, terrorizzato da ciò che stava vivendo nel letto dell’hospice di Careggi è un’esperienza che non auguro di vivere mai a nessuno.
L’impotenza di fare qualcosa per alleviare il dolore fisico e morale lacera non solo il malato, ma gli affetti che lo circondano.
Una prigione dalla quale non puoi scappare ma nella quale sai che morirai, domandandosi quando arriverà quel giorno.
Una battaglia culturale e civile che deve avere esiti pratici, e la questione non può essere rimandata.
La legge non può risolvere tutto, in particolare per un tema complesso come questo, potrà essere migliorabile e non perfetta, ma sicuramente da approvare perché in ultima analisi non ci può essere altra soluzione se non questa: "assistito dalla scienza, ma decide l’amore". (fdr)