Situazione Fondazione Maggio Musicale, Razzanelli (UDC): Urgente la nomina di un sovrintendente che possa agire subito

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«No alla nomina di un sovrintendente ‘in carriera' alla Fondazione del Maggio. Occorre una persona che conosca perfettamente la situazione del teatro e che possa agire senza essere legato alla sua riconferma nell'ottobre del 2006, dato che a quell'epoca scadrà il consiglio d'amministrazione attuale». Lo ha dichiarato il capogruppo dell'UDC Mario Razzanelli.«Non nascondo la mia preoccupazione di fronte all'ipotesi di commissariamento – ha aggiunto – crede che la Fondazione debba procedere alla nomina immediata di un sovrintendente, che sia in grado di recuperare la situazione disastrata del bilancio e di operare un rilancio del Maggio sul fronte della produzione artistica e dei rapporti con la città. Per far questo, occorre che conosca bene Firenze, le istituzioni della regione, il sistema delle imprese e delle banche che, dal 1999 al 2002, avevano risposto positivamente alla costituzione della Fondazione, salvo poi ridurre i propri contributi di fronte ad una gestione considerata non più soddisfacente».«E' urgente che arrivino concrete risposte da parte del sindaco Domenici e del consiglio di amministrazione del Maggio Musicale – ha proseguito il capogruppo dell'UDC – la lettera inviata dal Ministero dei beni culturali sottolinea ancora una volta la gravità della situazione finanziaria in cui versa il nostro teatro».«Gli ultimi tre anni di amministrazione – ha ricordato Razzanelli - hanno condotto alla formazione di un deficit di bilancio nel triennio 2003 -2005 superiore ai sedici milioni di euro ed hanno compromesso la situazione patrimoniale della Fondazione utilizzando tra l'altro, per far fronte alla gestione ordinaria, mezzi accantonati a garanzia del trattamento di fine rapporto, che era stato ricostituito durante la sovrintendenza precedente. A ciò, si aggiunge l'esposizione per alcuni milioni di euro con il sistema bancario. In questo periodo, inoltre, la produttività del teatro si è ridotta di circa il 20% causando una riduzione percentuale delle erogazioni dello Stato pari a circa un milione e mezzo di euro. Infine, la vendita della Longinotti, che è servita sì a far cassa, ma non a risolvere i problemi strutturali del teatro». (fn)