Stamani in Palazzo Vecchio il convegno "Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e del mondo"

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Il sindaco Renzi: "Non un 'santino' ma un punto di riferimento per tutti noi"

Il sindaco Matteo Renzi ha aperto stamani nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio il convegno “Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e del mondo”, organizzato dal Rotay Club Firenze Certosa, presenti il sindaco di Pozzallo (città natale di La Pira) Emanuele Sulsenti, il professor Ugo De Siervo, il professor Sandro Rogari e   coordinato dal direttore della Nazione Giuseppe Mascambruno; in sala, moltissimi studenti delle scuole superiori fiorentine.
“Giorgio La Pira non è un santino, ma un punto di riferimento per tutti noi – ha detto il sindaco nel suo intervento di saluto – Qui oggi ci sono tanti ragazzi e poco fa, scambiando due parole con loro, mi chiedevo proprio quanto conoscano veramente la figura di La Pira. Perché uno dei problemi più grandi con le nuove generazioni è proprio quello della loro conoscenza reale della storia e delle grandi figure del ‘900: spesso noi facciamo riferimnto a figure che non sono state realmente studiate. E questo accade anche con la Pira". Proprio a loro il sindaco ha voluto dire che "La Pira non è un ‘santino’, ma un personaggio che durante il suo mandato di sindaco fu contestatissimo, che suscitò fortissime polemiche, che spesso si oppose a grandi poteri; un personaggio che in momenti difficili per la città, lui professore di diritto romano, fece riferimento a vecchie leggi e provò a cambiarle, creando feroci discussioni: perchè per lui ‘il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato’, come dice il Vangelo, e le norme dovevano essere interpretate soprattutto al servizio degli ultimi. Questo era La Pira". Il sindaco Renzi ha ricordato anche la capacità di La Pira di ‘sognare’ la pace e di agire per rendere concreto questo sogno: “Decise di portare il mondo in questa sala, in Palazzo Vecchio, invitando qui i sindaci di tutti i paesi, e andò in Unione Sovietica e in Vietnam”: iniziative che oggi sembrano normali ma che allora furono realmente ‘rivoluzionarie’. “Lui diceva che le città hanno un’anima e quindi hanno il dovere di portare un messaggio di pace – ha detto ancora il sindaco – e diceva anche che una città non è un insieme di case, ma una comunità. E questo è un messaggio importantissimo per le nuove generazioni: perché nella vita, i giovani vogliano essere cittadini attivi, e non semplici comparse”.
 

(ag)