Un’intercapedine di 3, 4 centimetri all’interno della quale sono stati rinvenuti frammenti di materiale rosso e soprattutto un campione di colore nero che è analogo ai pigmenti neri delle velature della Gioconda. Questi i più importanti risultati della ricerca della Battaglia di Anghiari, capolavoro leonardiano perduto, condotta dietro l’affresco della Battaglia di Scannagallo del Vasari, lungo il pannello destro della parete est del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
Il progetto di ricerca è stato guidato dalla National Geographic Society e dal Centro scientifico interdisciplinare per l’arte, per l’architettura e l’archeologia (CISA3) dell’Università della California San Diego (UCSD), in collaborazione con il Comune di Firenze e di concerto con la sovrintendenza e l’Opificio delle pietre dure, il centro d’eccellenza di restauro italiano con base a Firenze.
I risultati della ricerca sono stati svelati in una conferenza stampa dal sindaco Matteo Renzi, dal vicepresidente esecutivo della National Geographic Terry Garcia, dal professor Maurizio Seracini dell’Università di San Diego, che da oltre 30 anni studia il mistero del Leonardo perduto. Presenti anche la sovrintendente per il Polo museale fiorentino Cristina Acidini e Marco Ciatti, sovrintendente dell’Opificio delle pietre dure.
Durante gli scorsi mesi, è stato ricordato, sono stati compiuti 6 fori, del diametro di pochi millimetri, in punti dell’affresco vasariano privi di colore (come stuccature). Attraverso i fori è stata fatta passare una sonda endoscopica con una microtelecamera che ha scrutato, per la prima volta dopo 500 anni, cosa c’è dietro l’affresco vasariano e se è possibile rinvenire tracce della battaglia di Anghiari.
Seracini ha citato quattro prove a sostegno della presenza del dipinto. In primis il campione contenente materiale di colore nero, che è stato analizzato con tecnologia SEM-EDX (Microscopio elettronico a scansione con microsonda) che permette di identificare i componenti chimici. Il campione trovato dietro l’affresco del Vasari ha una composizione chimica simile ad un pigmento nero trovato nelle velature marroni della Gioconda e del San Giovanni Battista così come emerso dai risultati della ricerca effettuata dal Louvre sui dipinti di Leonardo presenti nella loro collezione. La Gioconda, ha sottolineato Seracini, è stata tra l’altro dipinta a Firenze nello stesso periodo della Battaglia di Anghiari.
Sono stati poi trovati frammenti di materiale rosso: una volta analizzati si è ipotizzato che siano frammenti organici che potrebbero essere associati a lacca rossa. Questo tipo di materiale non è in genere presente su pareti intonacate. Le immagini ottenute tramite la sonda endoscopica fanno capire inoltre che lo strato beige sul muro originale può essere stato applicato solamente con un pennello. Infine il gruppo di ricerca ha confermato l’esistenza di un vuoto inizialmente individuato tra la parete sulla quale Vasari ha dipinto il suo affresco e il muro retrostante attraverso indagini radar effettuate nel Salone. La scoperta suggerisce che Vasari potrebbe aver voluto preservare il lavoro di Leonardo erigendo una parete di fronte all’affresco di Leonardo. Nessun altra parete nella Salone presenta un vuoto come in questo caso.
“Ci dicevano che il lato era quello sbagliato, che era tutta una leggenda - ha dichiarato il sindaco Renzi -. Oggi la ricerca dell'ingegner Seracini e della National Geographic con l'Opificio delle pietre dure, a disposizione di tutta la comunità scientifica che qui è la benvenuta, dimostra che in Palazzo Vecchio sotto il Vasari ci sono colori, materiale organico, il nero che è lo stesso usato per la Gioconda, un'intercapedine. Queste sono le tracce della Battaglia di Anghiari. A nome della città di Firenze chiedo al Governo e al ministro per i beni culturali Lorenzo Ornaghi di autorizzarci a verificare quanta ne è rimasta, in che condizioni si trova e a capire se possiamo riportarla alla luce per mostrare l’opera di Leonardo ai cittadini di tutto il mondo”.
“Grazie a questa ricerca - ha continuato - l’Opificio ci ha consegnato una mappatura completa dell’affresco vasariano che ci consente di avere chiari gli interventi di restauro ottocenteschi: proponiamo di partire da qui per la seconda fase della ricerca, di rimuovere, con le autorizzazioni ministeriali, queste aree non originali, così da continuare a non danneggiare un millimetro del Vasari ma anche da consentire di andare al di là di questi primi risultati. Si tratta di scegliere se cedere alla paura e ai tentennamenti o avere il coraggio di andare fino in fondo, eredi di una grande tradizione. Possiamo e dobbiamo dimostrare che la cultura non è un argomento da addetti ai lavori ma il punto di ripartenza di una comunità, di una città e di tutto il Paese”. (edl)
Battaglia di Anghiari, trovate tracce di colore nero analogo a quello della Gioconda
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Svelati i risultati della ricerca. Renzi: "Il ministero ci autorizzi a proseguire"