“Il vero pericolo è non rendersi conto del valore della libertà e della democrazia, che come l’aria si sentono venir meno solo quando non sono. E da questo punto di vista le celebrazioni del 25 aprile sono quanto mai attuali”. Lo ha detto il sindaco Matteo Renzi nel suo saluto nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio durante le celebrazioni del 67° anniversario della Liberazione nazionale. Presenti il nuovo prefetto Luigi Varratta, il cardinale Giuseppe Betori, la giunta al completo, consiglieri comunali, il presidente provinciale dell’Anpi Silvano Sarti e altre autorità civili e militari.
“Accanto alla bellezza di questa cerimonia – ha detto ancora il sindaco Renzi – è doveroso rivolgere un pensiero a chi una volta di più ha dato prova di saggezza e solidità: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cui va la nostra gratitudine per come svolge il suo mandato e per le parole che ha pronunciato in queste ore sul significato di questa data”.
“Noi abbiamo un compito – ha aggiunto il sindaco Renzi –, riflettere di come il 25 aprile sia un elemento costitutivo della nostra civiltà, della nostra libertà, della democrazia in questo Paese. Se vogliamo farlo dobbiamo spiegare ai nostri giovani che quei diciottenni, ventenni che scrivevano le lettere dei condannati a morte, che con quel coraggio e determinazione andavano di fronte a un plotone di esecuzione, non sono degli Avatar, non sono dei profili su Twitter o Facebook e non sono delle storie inventate. Erano ragazzi che avevano scelto consapevolmente di dedicare la loro vita per gli ideali e per la Patria. Quindi il dobbiamo continuare ad affermare che il 25 aprile è il significato profondo dell’impegno di noi oggi: delle istituzioni, delle forze dell’ordine, dei cittadini. Il 25 costituisce la regola del gioco. Senza il 25 aprile non ci sarebbe cittadinanza piena, attiva e responsabile, non ci sarebbe il valore di guardare con tenacia e spirito costruttivo al nostro domani”.
“In un Paese come il nostro – ha concluso il sindaco Renzi – difendere le istituzioni, salvaguardare la Costituzione, immaginare il futuro, sia il modo più bello di vivere la politica, con la ‘p’ maiuscola, contro gli attacchi di un’antipolitica che spesso si nutre del disprezzo della cosa pubblica”.
Dopo il saluto del sindaco Renzi ha preso la parola e la prolusione ufficiale è stata tenuta da Paolo Grossi (“Grazie professore per aver accettato l’invito della sua città”, ha detto il sindaco Renzi), giudice della Corte Costituzionale, su “La Costituzione quale salvaguardia di una società democratica”.
La giornata di celebrazioni è iniziata in piazza dell'Unità d'Italia, dove sono state deposte corone di alloro al monumento ai caduti. Assieme ai gonfaloni del Comune di Firenze, della Provincia di Firenze, della Regione Toscana, la bandiera del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, del Corpo Volontari della Libertà e i labari delle associazioni dei partigiani. Sono state lette preghiere della chiesa cattolica da monsignor Alberto Alberti, della chiesa avventista da padre Saverio Scuccimarri e della comunità ebraica dal rabbino capo Josef Levi. Al termine, preceduto dalla Filarmonica Rossini si è formato un corteo alla volta di Palazzo Vecchio.(fd)