Anche quest’anno il Comune di Firenze ha reso omaggio alla memoria per i caduti militari e civili delle missioni internazionali di pace e dei 19 italiani (di cui dodici carabinieri, cinque soldati dell’esercito e due civili) che persero la vita a Nassiriya, in Iraq, nell’attentato del 12 novembre 2003.
“A nome della città di Firenze - ha detto il sindaco Matteo Renzi, intervenendo alla cerimonia commemorativa che si è svolta in piazza dell’Unità italiana - esprimo la vicinanza di tutti i fiorentini per questo appuntamento che è, innanzitutto, il ricordo del decennale della strage di Nassiriya. Non perché quella strage sia stata una strage diversa dalla altre, come se si potesse immaginare una classifica del dolore, ma perché in quel momento, in quel terribile 12 novembre di dieci anni fa, nel riconoscere il dolore per i caduti, gli italiani si sentirono probabilmente più consapevoli di un’appartenenza”. “Quel sacrificio non è stato vano, verrebbe da dire - ha aggiunto - anche se il dolore, i dubbi, la disperazione sono forti ancora oggi, naturalmente nelle famiglie a cui va il primo pensiero, e poi per i civili, per l’esercito e in particolar modo per l’Arma dei Carabinieri. Anch’io, come il generale Gianfranco Camperi, esprimo il mio personale apprezzamento per il fatto che una legge ordinaria abbia stabilito, sei anni dopo, che questo giorno diventasse il giorno per ricordare i caduti di tutte le missioni”.
Nel suo intervento il sindaco Renzi ha parlato anche delle missioni internazionali: “Qualcuno mette in discussione il valore del contributo italiano alle missioni internazionali - ha detto -. Ricordiamo come in un mondo globalizzato il bisogno di democrazia e libertà si esprime anche attraverso la presenza delle nostre donne e dei nostri uomini sulle frontiere più difficili”. “Verrebbe voglia di andare a leggere i giornali di queste ultime 48 ore - ha proseguito il sindaco - per capire quanto questo sia un valore che rimane per sempre: penso alla lettera di ieri del bassista dei Pink Floyd, Roger Waters, che ha spiegato come suo padre morto ad Anzio fosse legato da un valore profondo, quello di andare con l’esercito a difendere un popolo che allora era quasi lontano e sconosciuto. Accadeva 70 anni fa, eppure quei valori sono i valori per cui qualcuno ha perso la vita dando a noi libertà e democrazia”. “Una giornata come quella di oggi - ha concluso Renzi - è un’occasione per dire a ciascuno di noi che essere cittadino significa qualcosa di più che essere un elettore dotato di certificato elettorale: essere cittadino significa avere valori di democrazia e libertà per i quali ancora oggi si può vivere, si può morire, ma soprattutto si può testimoniare l’appartenenza”.
Alla cerimonia di commemorazione erano presenti, tra gli altri, anche l’assessore al bilancio Alessandro Petretto, i vicepresidenti del Consiglio comunale Jacopo Cellai e Salvatore Scino, il consigliere comunale Eros Cruccolini e le massime autorità cittadine. (fp)
In allegato quattro immagini della cerimonia di commemorazione