“Il 4 novembre fu per Firenze più che uno spartiacque, fu un momento identitario di una popolazione che visse quegli eventi con straordinaria forza d’animo. Ma il 4 novembre non c’è stato in questi anni solo a Firenze e credo che l’Italia si debba prendere la briga di considerare il territorio come un asset da cui ripartire, oppure noi butteremo via denari ma anche speranza che ci sia un futuro per i nostri figli. Meglio investire che piangere”. Lo ha detto il sindaco Matteo Renzi, nel consiglio comunale solenne organizzato nel giorno dell’anniversario dell’alluvione dell’Arno del 1966. Erano presenti anche l’ex sindaco Mario Primicerio, il sottosegretario Erasmo D’Angelis e la presidente dell’Autorità di bacino dell’Arno Gaia Checcucci.
Renzi, nel suo intervento, ha ricordato tra l’altro gli aiuti arrivati a Firenze dagli Angeli del fango e le vittime dell’alluvione, tra le quali Carlo Maggiorelli, dipendente del Comune, che non abbandonò il posto di lavoro all’Anconella e per questo perse la vita.
“Da quel giorno del 1966 l’Arno è stato visto come un nemico - ha sottolineato il sindaco - ma dobbiamo recuperare un rapporto con il fiume. E potremmo cominciare a farlo non solo nella prossima primavera, quando sarà ultimato il collettore di riva sinistra dell’Arno, ma soprattutto quando finalmente saranno realizzate le casse di espansione a Figline Valdarno: da presidente della Provincia ho contribuito al loro finanziamento, nel 2005, ed è inaccettabile che siamo ancora nella fase progettuale. Qui non c’è un problema economico ma di burocrazia”.
Renzi ha poi fatto notare che “il 4 novembre non è solo a Firenze: c’è un 4 novembre anche a Genova, con quel che è accaduto due anni fa, ma c’è una data drammatica come questa anche in altre città. Il dissesto idrogeologico interessa l’82% dei comuni italiani, 6633 comuni. Tra il 1960 e il 2012 tutte le regioni italiane hanno subito eventi di frane o inondazioni. Se includiamo anche il Vajont, le vittime sono state oltre 7000. Il costo dei danni, dal 1944 al 2012, secondo uno studio Cresme-Anci, è pari a 61 miliardi e mezzo di euro, di cui 7 miliardi e mezzo, due Imu, nel triennio 2010-12. E intanto il consumo di suolo dal 2001 al 2011 è cresciuto dell’8,8%, come se ogni anno venisse cementificata una superficie pari a Milano e Firenze insieme”.
“O l’Italia - ha affermato Renzi - si prende la briga di considerare il territorio come un asset da cui ripartire, oppure noi buttiamo via denari ma anche speranza che ci sia un futuro per i nostri figli. Per ogni euro che non spendiamo oggi ne spendiamo 10 dopo eventi calamitosi. Nella legge di stabilita' ci sono solo 30 milioni di euro in questo capitolo mentre la commissione Ambiente chiede di arrivare almeno a 500 milioni. Un piccolo sforzo, partendo con il tagliare gli enti inutili, i posti dei politici delle Province, le indennita' dei consiglieri Cnel. Unisco la mia voce a quella della commissione ambiente del Parlamento e a quella di tutti i sindaci: la tutela del suolo è fondamentale”. (edl)
47 anniversario Alluvione, Renzi: LItalia consideri il territorio come un asset da cui ripartire
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L'intervento del sindaco in consiglio comunale