Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Agostini (PD): "Il 25 novembre un urlo contro l'indifferenza"
Questo il testo dell’intervento della consigliera PD Susanna Agostini durante il consiglio comunale di ieri
“Ci sono parole chiave che segnano il passo di un cammino comune, di un processo di auto trasformazione culturale, degli uomini e di tutta la comunità; solidarietà, rispetto, di sé e dell'altra. Da queste parole dobbiamo partire per cambiare, sanare un passato, correggere il presente, migliorare il futuro. Il silenzio sulla difesa di questi diritti ha un costo sociale quantificato in 17 miliardi. A questo si aggiunge il costo emotivo di vittime e carnefici, persone che perseverano nel soccombere e nel sopraffare.
Il Devoto Oli descrive il termine femminicidio così: "qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica dominatrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù, o alla morte". Sottolineo schiavitù. Perché riguarda la violenza non solo individuale ma anche istituzionale e di Stato. E per ragionare guardando presente e passato voglio partire da un evento nazionale. Quarant’anni orsono il 9 marzo 1993, Franca Rame, donna, attrice,intellettuale di sinistra, famosa, fu sequestrata in un furgone da cinque uomini e ripetutamente violentata. Lei denunciò superando paure e dolore, dicendo che si trattava di uno stupro deciso molto in alto. Vale la pena ricordare oggi le condizioni di oppressione di genere a cui sono sottoposte donne battagliere per i diritti nel mondo: il nostro pensiero internazionale va dalleFemen alle Pussy Riot, chiuse in carceri e una di loro in un ospedale psichiatrico; Mariella Ortis Rivera,rappresentante in Messico delle madri che cercano figlie scomparse, e alcune di loro sono state ritrovate violentate e uccise, sepolte nel deserto. San Suu Kyi, rappresentante della battaglia Birmana per la democrazia, Aminathou Haidar, la Gandhi del Sahara, per tre anni prigioniera bendata in una caserma, a 22 anni, a Salay Gafar che stamani nel Salone dei Cinquecento ci ha detto che il 78% delle giovani donne subiscono violenza in Afganistan... e tante sono le donne che subiscono una violenza diversa dagli uomini nei luoghi di conflitto, così è stato e così è ancora, e se non fermiamo gli stati che agiscono le violenze di genere proseguiranno.
Finisco lasciando a tutti noi una riflessione sul tema del ruolo dei media in recenti vicende di attualità: abbiamo letto del signor Paolini e dei ragazzini succubi, carnefice e vittime minori. Maschi. Abbiamo letto delle baby prostitute e dei clienti. Le femmine prostitute, seppure vittime come i coetanei vittime di Paolini, ma i loro clienti, per i media non sono carnefici: questa è discriminazione di genere, carnefici uguali e vittime uguali. Questo deve diventare. Non mi aspetto un cambiamento repentino da quanti sono disposti oggi a considerare la pedofilia un comportamento sessuale, non me lo aspetto anche perché riconosco in loro le stesse persone omofobe, insospettabiligiudici dei diritti e del rispetto delle identità di genere”.
(fdr)