Giornata Internazione per l'eliminazione della violenza contro le donne, l'intervento della presidente della commissione Pari opportunità Giuliani (Pd)

"E’ sempre davvero molto doloroso per me parlare con distacco su questo tema della violenza contro le donne, forse colpa dei neuroni specchio; parole, fatti, numeri, relazioni non sono più per me solo motivo di denuncia ma qualcosa che parla dal profondo di noi donne, di amiche, di conoscenti.

Un'epoca triste quella nostra dove a fronte della affermazione delle donne in molti campi e sulla riconosciuta necessità di una loro sempre maggiore presenza, si assiste quasi impotenti all'aumentare dei casi di violenza e dei femminicidi.

E’ un'epoca veloce quella nostra dove internet scandisce i nostri tempi,
le nostre azioni e condiziona la nostra vita, sempre più veloce, sempre più immediata e sempre meno mediata, dove crescono intere nuove generazioni con linguaggi e vissuti assolutamente diversi non solo dai nostri ma anche dalle stesse generazioni più vicine.

Difficile capire quindi come ad un'emancipazione femminile ormai consolidata non sia ancora corrisposto l’atteso adeguamento sociale, che anzi sembra sempre più compromesso da stili di vita che nonostante gli sforzi non riusciamo ad adeguare alle nuove esigenze e ai nuovi ritmi di vita delle donne, sia che siano con o senza famiglia.

I dati parlano da soli: e anche in Toscana si registrano tre casi di violenza al giorno, un dato allarmante in linea con le statistiche nazionali. Dal 2009 al 2012 nella nostra regione 5.700 sono le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza, 2.033 solo nel 2012. Molti anche i femminicidi che in Italia quest’anno sono già oltre i cento. E l’Italia è solo al 71° posto nel Gender Gap dell’Ocse.

“Chiediamo di poter vivere in una società che vuole realmente cambiare la Cultura che alimenta questa mentalità maschilista, patriarcale, trasversale, acclarata e spesso occulta, che noi riteniamo totalmente responsabile della mancanza di rispetto per le donne, e che non fa nulla per fermare questo inutile e doloroso femminicidio italiano”. (Lo Sciopero delle Donne)

Il 75% delle violenze si consuma in famiglia o in ambito di relazioni sentimentali. Secondo l’OMS la violenza è la prima causa di morte e di invalidità per le donne fra i 16 e i 44 anni. Una donna su tre ha subito violenza.
Senza contare poi i dati che in genere non vengono per niente presi in considerazione cioè quelli relativi alle persone scomparse che sono ben 27.000 in Italia e quelli relativi ai morti non riconosciuti 870 di cui 150 sono donne (dati Ministero dell’Interno giungo 2013). Rimanendo a Firenze ad esempio in questi numero rientra la poveretta a cui mai è stato dato nome, ritrovata uccisa a Barberino del Mugello nei pressi dell’autostrada nel 2006.

Per la prima volta un'indagine nazionale ha valutato quanto costa il silenzio ed il non intervento sul femminicidio e sulla violenza contro le donne.
Il risultato è drammatico: 16,7 miliardi di euro. Praticamente la metà di una finanziaria "pesante". Per contrastare questo fenomeno, invece, si investe poco: solo 6,3 milioni di euro all'anno. Costi sociali, a partire da quelli dei servizi alla persona e dell'impiego delle Forze dell'Ordine. Ma soprattutto umani e psicologici.

Questa enorme aggressività che attraversa la società italiana e i rapporti personali è invisibile denuncia la ricerca: infatti solo il 7,2% denuncia all'autorità giudiziaria. E quasi il 34% passa la vita senza raccontare quello che è successo a nessuno, nemmeno ai propri amici.

E’ assolutamente necessario prendere coraggio e denunciare le violenze subite, solo in questo modo si mette in moto il meccanismo che permette di uscire dalla spirale di violenza e mettersi in sicurezza, grazie anche programmi istituzionale che con le associazioni hanno creato percorsi ed una rete a sostegno. Ricordiamo sempre il 1522 quale riferimento per tutte.

Quasi 700 mila donne, secondo i dati Istat, hanno subito violenze ripetute da parte del partner e avevano figli al momento della violenza, e nel 62,4% dei casi i figli hanno assistito a uno o più episodi di violenza. Sono loro le ulteriori vittime indirette ma segnate per sempre quando poi non trovano la morte insieme alle madri.

E’quanto avvenuto nell’ultimo caso riportato dalla cronaca nera in cui la ricercatrice di 42 anni, Barbara Giomarelli senese, è stata uccisa con il suo piccolo dal marito poi suicida nel Maryland in America.

La violenza ha le sue radici in uno squilibrio di potere tra i sessi e nel desiderio di controllo e possesso da parte del genere maschile.
La violenza è un problema culturale e politico e come tale va affrontato.
Ed è soprattutto un problema che riguarda gli uomini.

Con l’iniziativa “One billion rising” un fiume di persone, donne e uomini, si sono riversate in tutte le piazze del mondo, si è ballato per mostrare al mondo la potenza della solidarietà globale nel chiedere giustizia per tutte le donne e le ragazze ed essere in grado di porre fine alla violenza contro di loro.
Perché le nostre storie sono state sepolte, negate, cancellate, modificate, e minimizzate da sistemi patriarcali che permettono ancora l'impunità.
Il 14 febbraio 2014 One Billion Rising per la Giustizia sarà in piazza Santa Maria Novella con un invito a liberarsi dalla prigionia, dall'obbligo, dalla vergogna, dal senso di colpa, dal dolore, dall'umiliazione, dalla rabbia, e dalla schiavitù. La Giustizia inizia quando parliamo, ci liberiamo, e riconosciamo la verità in solidarietà e comunione.

Ma non vogliamo arrenderci e soprattutto non vogliamo dimenticare queste donne: la campagna “Posto occupato” sta a significare proprio questo.
È un gesto concreto dedicato a tutte le donne vittime di violenza

Per Francesca Benetti, 55 anni, residente a Follonica (Gr), di cui ancora non è stato ritrovato il corpo ma che aveva dichiarato di aver paura del suo assassino.

Per Alexandra Buffetti 26 anni, uccisa con due colpi di pistola, il terzo se lo è sparato alla testa il suo ex a Sansepolcro (Ar).

Per Assunta Brogi, che il figlio ha ucciso in un drammatico metà pomeriggio di sabato a Marcignana (Lu).

Per la piccola Ilaria Leone, diciannove anni, violentata e lasciata morire in un oliveto a Castagneto Carducci (Li) lo scorso maggio.

Per Vanessa Simonini, classe 1988, strangolata a venti anni a Gallicano (Lu) il 7 dicembre 2009. Aveva rifiutato le avances dell’omicida reo-confesso che è stato condannato in primo grado a trenta anni di carcere, grazie al rito abbreviato la pena è stata significativamente ridotta in appello, nonostante la mobilitazione pubblica e della madre in particolare, a soli sedici anni nel giugno 2012 dalla Corte d’Appello d’Asise di Firenze che ha concesso all’omicida le attenuanti generiche.
Maria Grazia Forni e la famiglia non si sono ovviamente rassegnati ed hanno presentato ricorso in Cassazione ma questa proprio pochi giorni fa ha confermato l’importante sconto di pena per l’omicida che così sarà di nuovo in libertà fra pochi anni nel 2025 a cinquantatre anni: “Non posso accettare questo sconto di pena, me l’hanno uccisa un’altra volta… Vanessa non meritava questo, il suo assassino potrebbe tornare in semilibertà già tra meno di due anni. Io comunque non fermo la mia battaglia che punta proprio sulla certezza della pena: voglio arrivare a raccogliere le firme per un referendum”.

Per una nuova cultura che riconosca finalmente l’importanza del ruolo che le donne svolgono nell'immenso lavoro di educazione, di assistenza, di cura e che riconosca la necessità di una distribuzione paritaria ed equa fra i generi di questo stesso lavoro che, di contro, ora grava quasi esclusivamente sul genere femminile.

 

Mi piace terminare con le parole di una grande poetessa d’altri tempi ma che scrutava in profondità l’animo umano, Emily Dickinson:
“Talvolta con il cuore
Raramente con l’anima
Ancora meno con la forza
Pochi amano davvero”.

 

 

(lb)