Cellai (FI): "Una targa sul luogo della morte di Giovanni Gentile"

Oggi il 71° anniversario dell'omicidio. "Il sindaco Nardella confermi così la serenità di giudizio che ha mostrato nel ricordare gli anni del fascismo a Firenze"

Questo l’intervento del vice capogruppo di Forza Italia Jacopo Cellai


“Il Sindaco Nardella è stato uno dei pochi esponenti politici da sinistra che ho conosciuto in grado di affrontare i delicati temi del 25 aprile e della Liberazione partendo da un’approfondita analisi storica. In un suo intervento in Consiglio Comunale non ebbe paura di ricordare cose positive compiute dal fascismo e da alcuni suoi esponenti anche per la nostra Firenze, senza mai per questo dimenticare, nel suo discorso, di mettere in chiaro che nessun risultato, che si trattasse di una riforma o di un’infrastruttura o di un’istituzione sociale e/o culturale, potrebbe comunque cancellare le responsabilità e i crimini del fascismo e cancellarne la memoria. Nessuna revisione dunque, nessuna riabilitazione. Ma un atteggiamento di certo più sereno e senza la paura o il livore di ricordare qualcosa o qualcuno.
Oggi ricorre il settantunesimo anniversario dell’omicidio di Giovanni Gentile. Come ogni anno, ho partecipato alla Messa in ricordo di questa figura straordinaria della cultura del novecento italiano, studiato ancora oggi in tutta Europa. Da noi, in Italia e a Firenze, si cerca invece di lasciarlo da parte. Perché in Gentile e nel suo omicidio si condensano terribilmente tutte le più dolorose e acute contraddizioni sanguigne di un popolo durante la sua guerra civile. Non sono a chiedere niente di particolare al sindaco se non di andare avanti esattamente sulla linea marcata dalle sue parole. Una targa sul luogo della sua morte, che già è stata approvata anni fa dalla commissione toponomastica e mai apposta, non sarebbe certo né un attacco alla Resistenza né un’offesa alla Liberazione, ma soltanto il segno di una rinnovata e maturata coscienza di questa città che, nella consapevolezza di chi sia stato Giovanni Gentile e di cosa abbia fatto come esponente del fascismo, non rinuncia a ricordare il valore che lo stesso ha espresso come intellettuale e la tragica fine della sua esistenza, ad appannaggio della riflessione dei più giovani”.

(fdr)