Regolamento urbanistico, l'intervento del presidente della III commissione Bieber: "Momento storico, non punto di arrivo ma di partenza verso un regolamento metropolitano"
Questo il testo dell’intervento in aula del presidente della III commissione Leonardo Bieber
“Innanzitutto i ringraziamenti doverosi: all’assessore Meucci, a tutta la direzione urbanistica, all’architetto Fanfani che ci ha accompagnato in tutti questi mesi, ma soprattutto a tutti i consiglieri della commissione urbanistica di maggioranza e di opposizione, con i quali abbiamo discusso, talvolta anche duramente, ma sempre per il bene e l’interesse della città.
Il momento è storico per la città di Firenze: è la fine di un lavoro cominciato cinque anni fa e che ha visto coinvolto sia il Comune con l’adozione e l’approvazione del piano strutturale, del regolamento edilizio ed ora di quello urbanistico che la Regione Toscana con la legge sul governo del territorio e l’adozione del Piano del Paesaggio di pochi giorni fa, a dimostrazione dell’interesse da parte di tutti i livelli istituzionali al tema della tutela e della valorizzazione del nostro tessuto urbano e del territorio. Un momento che rappresenta però non solo un punto di arrivo, ma anche di partenza verso un’altra grande sfida, quella del regolamento urbanistico metropolitano, per una maggiore armonia ed omogeneità tra tutti i comuni dell’area fiorentina.
Grande è stato il lavoro fatto dalla III commissione. Con quella di oggi abbiamo svolto complessivamente ben 50 sedute, in cui abbiamo ascoltato attentamente i Quartieri, che hanno portato un grande contributo. Importante è stato anche il confronto con la consulta interprofessionale, che ha molto arricchito il nostro dibattito.
Volumi zero; riqualificazione e rigenerazione; sostenibilità, rete ecologica, semplificazione e housing sociale. Sono queste le parole d’ordine ed i principi guida di un regolamento profondamente innovativo.
Dopo le grandi trasformazioni che furono apportate da parte del Poggi alla nostra città quando 150 anni fa divenne capitale, e dopo il Piano Detti che salvò le colline di Firenze, questo regolamento può rappresentare davvero un nuovo momento storico dell’urbanistica in cui si va a tutelare, valorizzare e ridisegnare il tessuto urbano per il presente e per il futuro.
Nei prossimi anni dovremo anche lavorare per porre maggiore attenzione al tema dell’arredo urbano nonché alla questione dei ‘non luoghi’, così come definiti dall’antropologo Marc Augè, affinchétornino ad essere luoghi di incontro e di socialità, migliorando la qualità della vita dei cittadini.
La Firenze che immaginiamo è quindi una Firenze più umana, che riporti al centro i valori e i bisogni dei cittadini, in primis degli anziani, dei bambini, delle famiglie, degli animali; una città inclusiva e protettrice e non una città ‘mordi e fuggi’, chiusa in se stessa e nel proprio egoismo.
Una città che sappia riportare l’uomo al centro della società. Le grandi riforme sono sempre partite da due cose: la scuola che con la sua educazione e formazione ha il compito di costruire la cultura e la coscienza dei cittadini di domani e l’urbanistica che, invece, ha il compito di creare sane condizioni di vita comunitaria disegnando gli spazi privati ma anche quelli pubblici. Occorre, cioè, ricostruire e ripensare le città con gli occhi degli ultimi che in realtà sono i primi, ovvero con gli occhi dei bambini e non con i bisogni e le esigenze degli stili di vita degli adulti.
Mi piace riportare qui le parole di La Pira nel suo discorso alla città di Firenze il 6 novembre 1954:
“Amate la vostra città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità.
Voi siete piantati in essa, in essa saranno piantate le generazioni future che avranno da voi radice: è un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno.
Ogni città racchiude in sé una vocazione e un mistero.
Voi lo sapete: ognuna di esse è da Dio protetta da un angelo custode, come avviene per ciascuna persona umana.
Amatela come si ama la casa comune destinata a noi ed ai nostri figli.
Custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole: fate che il volto di questa vostra città sia sempre sereno e pulito.
Sentitevi, attraverso di essa, membri di una stessa famiglia. Non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l'amicizia: ma la pace, l'amicizia, la cristiana fraternità, fioriscano in questa città vostra. Ogni vostra casa sia come un giardino che ha terreno buono e che produce fiori e frutti; sono i fiori e i frutti delle virtù familiari, religiose e civili.
Un vivaio di grazia, di purezza, di affetto e di pace amorevole dove i germogli nuovi – i bambini – saranno custoditi come la pupilla dei vostri occhi e come la ricchezza suprema della città intera! E dove gli anziani trovino conforto sereno, amoroso tramonto”.
Credo davvero che se riusciremo a fare nostra questa prospettiva e questo insegnamento faremo un grande regalo a noi stessi, ai nostri figli e alle generazioni future”.
(fdr)