Sanità fiorentina, Grassi (SEL-FRS): "Una riorganizzazione attenta potrebbe far risparmiare fondi pubblici e migliorare il servizio dei pronti soccorso. Se non si interviene non risolveremo i veri problemi"
"Partendo dalla denuncia dei medici del pronto soccorso di Santa Maria Nuova a cui va la nostra più completa vicinanza e sostegno per aver sottolineato le problematiche che affliggono tutti i presidi sanitari d'emergenza del nostro territorio - afferma il Consigliere comunale Tommaso Grassi che stamani in conferenza stampa ha presentato insieme al gruppo di lavoro della lista 'Firenze a sinistra' sulla sanità, di cui fanno parte medici, infermieri e personale che lavora o ha lavorato nella sanità pubblica, le proposte contenute nella lettera che sarà spedita ai responsabili fiorentini della sanità - riteniamo che si debba chiedere una rivisitazione del modello organizzativo dell'ASL fiorentina, sopratutto alla luce della carenza di posti letto anche rispetto ai parametri previsti dalla spending review nazionale".
"Infatti crediamo che accanto alla richiesta di invertire la rotta sui posti letto: invece che tagliare dovrebbe essere incrementato il numero dall'attuale 2,5 almeno fino a quel rapporto di 3,7 posti letto ogni 1000 abitanti previsto dalla normativa nazionale si possa intervenire su aspetti cruciali del funzionamento giornaliero dei pronto soccorso con modifiche che sicuramente non farebbero spendere un euro in più al pubblico ma in base alle quali potrebbero essere persino trovate risorse da reinvestire sia nell'ASL 10 che nell'Azienda universitaria di Careggi".
"Bisogna partire dalla presa d'atto che alcune scelte assunte recentemente dall'attuale dirigenza invece che migliorare i servizi li hanno peggiorati: impossibile non sottolineare nuovamente come il nuovo pronto soccorso di Careggi, quello non utilizzabile perchè privo della adeguata rampa d'accesso, anche adesso che ospita i pronto soccorso specialistici di oculistica e otorino, la notte rimane chiuso perchè il personale è obbligato a stare nei reparti che sono stati dislocati lontano dalla sede di pronta emergenza".
"Senza poi dimenticarsi due aspetti determinanti per il buon funzionamento e il minor ricorso alla struttura dei pronto soccorso: prima di tutto il filtro che il 118 dovrebbe fare sulle richieste di intervento e che invece ancora oggi, nonostante i proclami, ad ogni caso di richiesta risponde con l'unica soluzione dell'invio di una ambulanza. Ed è troppo facile rispondere come ha fatto il Direttore Morello con percentuali che apparentemente darebbero ragione a lui, ma che se analizzate fanno cadere ogni teoria: certo che ad ogni chiamata non corrisponde l'invio di una ambulanza, ci mancherebbe che per un singolo incidente venisse inviata sul posto una ambulanza per ogni chiamata ricevuta dal 118. - concludono - Dall'altra parte è necessario intervenire pesantemente sui rapporti con le case di cura o cliniche private convenzionate: troppo facile alla prima difficoltà che queste hanno con i pazienti post ricovero ricorrere nuovamente al servizio pubblico sanitario. Certo, anche questa è la conferma di come il settore privato scarica i problemi sul pubblico, e quest'ultimo soltanto è in grado di dare un servizio all'altezza spesso delle necessità dei pazienti che entrano ed escono dal pronto soccorso anche più volte nel corso della medesima degenza. In questo modo si riducono sulla carta i giorni di degenza in ospedale per singolo ricovero, ma non per ogni paziente che sulle statistiche compare più volte". (s.spa.)