Inaugurata nei sotterranei di Santa Croce la mostra "1938-1945: la persecuzione degli ebrei in Italia. Documenti per una storia"
Inaugurata la mostra “1938-1945: la persecuzione degli ebrei in Italia. Documenti per una storia”. L’esposizione, un evento di carattere nazionale promosso dal comitato di coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah, è stata inaugurata oggi, nei sotterranei di Santa Croce, dal sottosegretario al Ministero dell’Interno Domenico Manzione, alla presenza del prefetto Luigi Varratta, del capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno Mario Morcone, della presidente del Consiglio Comunale di Firenze Caterina Biti, del presidente dell’Opera di Santa Croce Irene Sanesi, dal direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea Michele Sarfatti e dall’assessore regionale Sara Nocentini. “E’ stato un grande privilegio poter portare il saluto della città all’apertura di questa importante mostra. Alla vigilia della Giornata della Memoria – ha detto la Presidente del Consiglio comunale Caterina Biti –eventi come questo non possono che aiutarci a far sì che la memoria non resti solo un atto volto al ricordo di quei terribili tempi, ma si faccia conoscenza di quegli atroci atti così che si sveglino le nostre coscienze e restiamo vigili ogni giorno perché nessun atto di discriminazione avvenga nei nostri luoghi. Le istituzioni e la politica hanno come primo impegno quello di vigilare e soprattutto educare le giovani generazioni perché la diversità dell’altro sia vista solo e esclusivamente come ricchezza. In un momento storico come quello in cui viviamo oggi, risuonano attualissime le parole che Primo Levi scrisse per il Corriere della Sera nel 1974 e quelle parole ci possono aiutare a essere attenti oggi per garantire ad ogni cittadino i propri inviolabili diritti”.
“Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti”. (s.spa.)