Cecilia Del Re (PD): "Un pezzo della città ricorda i caduti e dispersi in Russia"

Lo scorso sabato la cerimonia d'intitolazione di un giardino

“Sabato scorso, nel giardino che si trova a Firenze tra Viale Mazzini, Via Giovanni Bovio e Via Nathan Cassuto, si è svolta la cerimonia di intitolazione del “Giardino caduti e dispersi in Russia”, così denominato con un atto della Giunta comunale dello scorso Dicembre, che ha accolto la richiesta di questa memoria toponomastica da parte dell’ “Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia – Sezione Toscana”.
Con questa intitolazione, e con l’apposizione di una targa – spiega la consigliera PD Cecilia Del Re – la nostra Città ha voluto quindi dedicare un pezzo del proprio territorio ad uno dei più tragici eventi della storia italiana e della seconda guerra mondiale, e ciò non solo per ricordare i tantissimi giovani italiani caduti in quella spedizione nell’esercizio dei propri doveri, ma, come diceva sabato mattina Guido Lari, fratello di un caduto in Russia, anche per consentire ai familiari ancora in vita di veder riconosciuta pubblicamente la loro vicenda, e di trovare in un giardino, ai piedi di una targa, un luogo dove abbracciare il proprio dolore.
Nella crudeltà della seconda grande guerra, esito della storia e di menti politiche criminali, la campagna di Russia fu uno degli eventi più drammatici dell’intero conflitto e per gli italiani forse il singolo evento più luttuoso. Dei 230 mila uomini delle divisioni italiane, soltanto 130 mila fecero ritorno a casa. Circa 25 mila morirono in battaglia. Tra i 70 e gli 80 mila rimasero prigionieri, e di essi tra i 60 ed i 70 mila morirono negli anni successivi nei lager di Russia. Numeri enormi, sì, e numeri incerti, perché per molti di loro non si seppe nemmeno più nulla. E come ricordava Guido Lari, “per le famiglie dei tanti dispersi iniziava un dramma in più. Mentre la morte chiude un periodo e ne apre un altro, la qualifica di disperso blocca invece la vita nell’angoscia”.
Io stessa sono stata cresciuta dalla sorella di un disperso di Russia, Silvano Carapelli, un ragazzo di 21 anni che lavorava nelle miniere del Valdarno, e che venne poi chiamato alle armi per la spedizione in Russia. Nell’ultima lettera che riuscì ad inviare alla sua mamma ed alle sorelle, Silvano chiedeva delle coperte per il freddo che nelle campagne arrivava anche a – 30°. Dopo quella lettera, poi, però, nessuno avrà mai saputo più nulla di Silvano. Non una data ed un luogo di morte, né un corpo su cui piangere. Ai suoi familiari, ed alla mia tata, rimase solo per sempre il freddo di quella Russia, e di quella parola “disperso”, tanto che il cuore della mamma di Silvano sopravvisse solo pochi anni al dolore per la scomparsa del proprio figlio. Oltre all’amore infinito per me e per mia sorella, della mia tata Lorena ricordo bene ancora quel dolore e quel freddo che provava quando ci raccontava del fratello, un dolore così vivo ed atroce da sentirlo io ancora addosso sulla mia pelle, a distanza di oltre 70 anni dall’inizio di quella spedizione.
Come ricordava, l’assessore Perra “la nostra generazione è stata – infatti - l’ultima che ha udito, da parte di chi l’ha vissuto, con la tradizione orale dei propri nonni, i drammatici racconti dell’ultimo grande conflitto bellico. Il ricordo della seconda guerra mondiale è stata le lezione con cui noi e le generazioni precedenti alla nostra siamo cresciuti. Ed è stato il fondamentale antidoto che ci ha garantito fino ad oggi la pace”.
Sabato mattina – conclude la consigliera Del Re – ero lì per Silvano e la mia tata, ma anche per chi verrà dopo di me. Sta a noi, adesso, infatti, lasciare nel nostro territorio i segni del ricordo di quella guerra, e trasmettere, ancora, alle generazioni future, il dolore straziante della perdita di un fratello in guerra. Ringrazio, dunque, Guido Lari e l’Unione Nazionale Reduci in Russia per la loro iniziativa, e l’amministrazione comunale per averla accolta”. (s.spa.)