Donella Verdi (SEL – FRS): "Con la Città metropolitana gli elettori sono stati espropriati della possibilità di scelta dei propri rappresentanti nell'Ente"

"Con la parola d'ordine ‘semplificare' si è scelto di tagliare non la burocrazia bensì le pratiche democratiche"

E’ la prima volta che il Consiglio comunale ha l’occasione, con la recente approvazione dello Statuto, di parlare della Città Metropolitana. Non sarebbe stato male farlo prima, visti i tanti nodi irrisolti, previsti ed ora venuti al pettine in tutta la loro evidenza.
Uno Statuto con un impianto snello, direi forse troppo, fatto in tempi frettolosi e senza il mantenimento dell’impegno affinché vi fosse omogeneità negli statuti fra le varie città metropolitane. Uno Statuto che ha registrato il voto contrario delle opposizioni dopo il respingimento delle proposte presentate dalle minoranze, come ad esempio la previsione di istituti di partecipazione: referendum, petizioni, istanze, richiami al rispetto del suolo e all’ambiente, ai beni comuni e anche del pur blando ordine del giorno che non prevedeva altro che la formazione di un gruppo di lavoro per elaborare e verificare la possibilità di una proposta da indirizzare al Governo in merito alla reintroduzione del suffragio universale.
Uno statuto che mette le questioni relative alla partecipazione a piè di lista e demandatutto il resto alla parte regolamentare. Il Regolamento più che ispirarsi ai principi fondamentali è preposto a regolamentare e disciplinare la vita interna e la struttura della Città Metropolitana.
Per quanto riguarda i Quartieri, seppure vi è, nello Statuto, una maggiore attenzione, con la presenza come invitati permanenti, dei loro presidenti alla Conferenza Metropolitana e a forme di collaborazione, nella realtà non c’è un loro sostanziale rafforzamento e rilancio. I quartieri in questi anni sono stati depotenziati nelle loro funzioni e nella loro autonomia. Tutto è stato riportato a livello centralizzato. Anche lo Sportello al cittadino, previsto nel programma di mandato, non pare altro che un punto informativo e di trasmissione dell’attività dell’Amministrazione Comunale piuttosto che di quella dei Quartieri. I criteri direttivi stabiliti cinque anni fa dopo il venir meno della dotazione deldirigente e di una struttura autonoma, similare a quella comunale, sono rimasti sulla carta e in gran parte inapplicati, con un conseguente indebolimento del rapporto e della partecipazione di cittadine e cittadini e del raccoglimento delle istanze e dei bisogni provenienti dal territorio.
Dopo i tanti anni trascorsi a parlare dell’opportunità della nascita delle città metropolitane, siamo giunti ora a realizzarle in modo frettoloso e assolutamente incompiuto. E forse dopo tanto attendere sarebbe stato opportuno un maggioreapprofondimento anche sui tempi da dedicare alla redazione dello Statuto che formalizzerà dal 1° Gennaio la chiusura della fase transitoria e il passaggio alla Città Metropolitana.
Dalle innumerevoli audizioni avute nella Commissione Città Metropolitana, in questi mesi, con rappresentanti della Provincia, della Regione, del Comune e tanti altri, è apparsa evidente l’incompiutezza e la nebulosità con cui si giunge all’avvio di questo Ente a cui sappiamo andranno tutte le funzioni della vecchia Provincia ma, che allo stato attuale, ancora, non è dato sapere se quelle affidategli dalla Regione, saranno riacquisite o resteranno alla Regione o se addirittura verranno gestite attraverso Agenzie regionali.
L’attuale città metropolitana, che ricalca esattamente i confini della vecchia provincia e quindi ben lontano dall’ispirarsi a criteri di area vasta, attualmente, si presenta come un contenitore ancora indefinito e con funzioni spuntate e per di più senza fondi.
Un contenitore spuntato che vede costretto il nostro Sindaco e il Sindaco, per legge, della Città Metropolitana, a incontrare l’ANCI e il sottosegretario Del Rio per cercare diporre rimedio alle ripercussioni generate dal patto di stabilità e raccogliere la rassicurazione che i tagli di 1 miliardo alle Città Metropolitane saranno proporzionali alle funzioni esercitate dal 1° gennaio 2015.
Proprio il Sindaco ha lanciato il grido d’allarme per la situazione delle finanze della Città Metropolitana che oltre a mettere a rischio importanti servizi per i cittadini, come la manutenzione delle scuole e delle strade, la gestione dei centri per l’impiego, la promozione turistica, interventi sul dissesto idrogeologico, il pagamento delle utenze, riscaldamento, acquisto arredi, gestione degli istituti superiori, mette a rischio gli stipendi degli 850 dipendenti.
850 dipendenti che insieme all’incertezza della remunerazione non sanno ancora esattamente quali funzioni seguiranno, se quelle della Regione, dei Comuni o quelle della Provincia e per 55 di questi, a tempo determinato, si profila il non rinnovo dei contratti già dal 31 Dicembre 2014.
Il paradosso è che a causa dei pesanti tagli imposti dal Patto di stabilità possa essere proprio la riforma Del Rio a poter naufragare.
L’unica cosa chiara ed evidente, con l’avvento di questa riforma, è stato il passaggio ad un ente di secondo livello, espropriando gli elettori della possibilità di scelta dei propri rappresentanti nell’Ente. Un Ente autonominato, eletto da eletti. Con la parola d'ordine “semplificazione” si è scelto di tagliare non la burocrazia, bensì le pratiche democratiche. Questa è la nuova democrazia. (s.spa.)