Noferi (M5S): Prime considerazioni sui lavori della Commissione lavoro in Palazzo Vecchio
Dalla partecipazione ai lavori della Commissione Lavoro in questo breve periodo possiamo cominciare a fare, se non dei bilanci, almeno delle considerazioni.
I lavoratori che si rivolgono alla Commissione sono spesso vittime di improvvisi licenziamenti aziendali, di richieste di rinuncia a parte dei loro diritti, a ricatti e intimidazioni di varia natura che spaziano dalla presa di distanza da chi sciopera alle firma di dimissioni “volontarie”.
Sono tutti incredibili esempi di un costume sempre più in auge: far quadrare i bilanci aziendali annullando gli effetti della crisi economica e di sbagliate scelte di gestione,agendo principalmente sui costi del personale.
Siamo tornati indietro di almeno 150 anni nella mentalità padronale, i dipendenti non sono più lavoratori ma “ragazzi”, i diritti non sono più diritti ma privilegi e la lotta per difenderli è diventata “mancanza di senso di responsabilità”.
Un lavoratore chiamato a firmare un “accordo”, molto spesso individuale, non sarà mai in grado di poter prendere una decisionein libertà; la sua condizione di bisogno lo porrà sempre in una condizione subalterna e questo ovviamente viene sempre più abilmente sfruttato da chi invece si trova a poter scegliere la forza-lavoro in un bacino sempre più ampio e disperato.
Ma la cosa che colpisce di più è la spudoratezza con cui alcuni imprenditori operano al di fuori delle leggi nazionali e dei contratti collettivi, sapendo benissimo che ormai non esiste più una Sinistra, una coscienza di classe, dei sindacati che siano realmente rappresentativied un Governo che sia super-partes o che almeno tenti di sembrare tale.
La legge delega sul Lavoro è una grande opportunità per tutti quelli che stanno solo aspettando la cancellazione di tutte queste pastoie, percentuali di costrizione, garanzie, divieti, per poter finalmente rendere inutile qualsiasi tentativo di resistenza ai tagli e alle intimidazioni ed è per questo forse che tutte le promesse di rientrare nelle regole vengono rinviate di qualche mese: giusto il tempo perché un Governo compiacente abbia il tempo di riscrivere lo Statuto dei Lavoratori.
Smettendo di rimanere nel vago o nella semplice teoria, possiamo chiederci come mai un soggetto che partecipi alla gara di un appalto pubblico, come per esempio i servizi di gestione delle biblioteche comunali, asserisca, una volta vinto il bando, che i costi del personale sono talmente alti che rischiano di far chiudere l’azienda? Il bilancio di una cooperativa di servizi non dovrebbe essere così difficile da interpretare, non ci sono merci, non ci sono affitti, le entrate sono certe, i costi sono solo quelli del personale.
Come si fa a fare un’offerta in un appalto e poi accorgersi che non “ci si rientra”?
Come si può chiedere a dei lavoratori che guadagnano di media sui 1200 Euro al mese di assorbire la differenza del ribasso d’asta?
Dove si trova il coraggio di dire ad una Commissione di Consiglieri Comunali che “la legge non ci permette di licenziarli”, “noi non abbiamo mai detto che dovevano dimettersi” quando tutti i documenti testimoniano il contrario?
Per non parlare dei diritti delle lavoratrici madri, che sembrano ormai talmente demodé da fare tenerezza. Qui si che tutti si indignano “se uno vuole fare un figlio non vorrà pretendere di lavorare”?
Il finale è chiaro:
oggi lavorare è un lusso perché vuol dire regalare il proprio tempo a qualche imprenditore bisognoso di riportare in pareggio il saldo di bilancio, non si pretenderà anche lo stipendio a fine mese!?
Silvia Noferi
Capogruppo Movimento 5 Stelle
Firenze