Morte Nicoletta Livi Bacci, l'intervento del consigliere Gallo (Pd) in Consiglio comunale
"Intervengo nella commemorazione di Nicoletta Livi Bacci che ho voluto definire "costruttrice di comunità". Non è solo un ricordo personale per la contiguità nella comunità accademica fiorentina e nella vita del mio Dipartimento di cui Massimo faceva parte. Di quelle occasioni ricordo la sua simpatia, soprattutto non essere "moglie di", la capacità di affascinare con le sue argomentazioni, e soprattutto la sua attenzione alle persone più giovani nei nostri consessi. Oggi ricordiamo la determinazione e la passione con la quale Nicoletta interagiva con gli altri e che profondeva nelle sue battaglie. Se a Firenze e in Italia siamo una comunità un po' più civile nella consapevolezza della violenza subita dalle donne e della responsabilità che individui singolarmente hanno anche come prodotto di una mentalità dominante, lo dobbiamo in gran parte al lavoro pionieristico e profetico di Nicoletta. Ho voluto aggiungere una voce maschile a questa commemorazione e credo che questo sia significativo, nonostante altre persone in questa sala hanno più titolo di me ad intervenire, penso a Tea Albini, a Claudia Livi, a Susanna Agostini, a Federica Giuliani e tante altre donne che con Nicoletta hanno fatto un lungo pezzo di strada e di lotta e continueranno a farlo nel suo nome. Ieri, davanti alla casa di Nicoletta e Massimo, dove era stata allestita la camera ardente, ho visto tanti visi di amiche e amici angosciati; ma soprattutto ho visto lo sguardo smarrito di tante donne, di tante operatrici di Artemisia, di tante organizzazioni che in città hanno trovato in Nicoletta un importante punto di riferimento. Vi ho viste smarrite, ma a tutte e a ciascuna voglio ricordare con forza ora che la vostra battaglia è anche e deve essere la battaglia degli uomini, è una battaglia di civiltà comune. E non solo quella che parte dall'orrore della violenza esplicita e vigliacca subita dalle donne, in quello che vedete ad Artemisia ogni giorno. Io credo che ogni bimba ed ogni bimbo che nasce porti con sé un quaderno, una sorta di moleskine. Non tutti avranno lo stesso numero di pagine, ma so per certo che femmine e maschi hanno lo stesso esatto numero di pagine da scrivere, da riempire con sogni e progetti, con le realizzazioni, con le soddisfazioni e anche le sconfitte. Ecco, io penso che tutti noi, consciamente o inconsciamente, uomini e donne, tutte le volte che diciamo ad una bimba, non sei capace, strappiamo una pagina a quel quaderno; tutte le volte che diciamo ad una ragazzina, che vuoi fare? è una cosa da maschi strappiamo una pagina a quel quaderno, tutte le volte che suggeriamo ad una ragazza di tenere un basso profilo e di non farsi notare, tutte le volte che invitiamo ai tavoli degli esperti sempre e solo uomini, tutte le volte che ci rivolgiamo ad una donna decisa e competente nella migliore delle ipotesi dicendo che ha le palle, ma tutte le volte che insinuiamo che il successo di una donna non sia per merito ma frutto di una concessione in cambio di sesso; tutte queste sono pagine e pagine strappate, tutti progetti e potenzialità strappate, morte sul nascere costringendo le aspirazioni su un sentiero angusto, costringendo a scrivere i sogni sul margine di poche pagine. E su questo la battaglia non può avere distinzioni di genere,
Vorrei chiudere con una poesia di Maya Angelou, lei che ha subito nella sua carne quella violenza, ma che si è rialzata ed è un esempio per tutte e per tutti
Puoi scrivermi in fondo alla Storia / Con le tue bugie amare, contorte, / Puoi gettarmi nel sudiciume e calpestarmi / Ma ancora, come polvere, mi rialzerò
La mia impertinenza ti turba? / Perché sei assalito dalla tristezza? /
Perché cammino come se avessi pozzi di petrolio / che pompano nel mio soggiorno
Come le lune e come i soli, / con la certezza delle maree / come le speranze che si levano alte / ancora mi rialzerò
Volevi vedermi spezzata? / Con la testa china e gli occhi bassi? / Le spalle curve e cascanti come lacrime. / Squassata da grida profonde
La mia felicità ti offende? / Non la prendi terribilmente male / Perché rido come se avessi miniere d’oro / scavate nel mio cortile?
Puoi spararmi con le tue parole, / Puoi trafiggermi con gli occhi, / Puoi uccidermi con il tuo odio, / Ma ancora, come aria, mi rialzerò
La mia sensualità ti sconvolge? / Ti sorprende / che io danzi come se avessi diamanti / là dove le mie cosce si incontrano?
Fuori dalle capanne della vergogna della Storia / Io mi rialzo / Sopra un passato radicato nel dolore / mi rialzo / Sono un oceano nero, vasto e prorompente, / sgorgando e gonfiandomi, sopporto la marea. / Lasciandomi indietro notti di terrore e paura / mi rialzo / In un’alba meravigliosamente chiara / mi rialzo / Portando i doni che i miei avi che i miei antenati mi hanno tramandato / Sono il sogno e la speranza della schiava. Mi rialzo / Mi rialzo / Mi rialzo
È proprio il pensiero al senso di comunità che ha costruito e la riconoscenza per aver fatto crescere le coscienze e indicato la strada da percorrere che ci dà sollievo oggi davanti allo smarrimento di una perdita così repentina"
(lb)