Kiev, Gallo (Pd): "Porre attenzione istituzionale a questa tragedia"

L'intervento del consigliere

"Vorrei iniziare il mio intervento ringraziando il vice Sindaco Nardella, il Presidente del Consiglio Giani e la Presidente della Commissione Pace Susanna Agostini, per aver raccolto e rilanciato com’era giusto che fosse, il mio appello di venerdì scorso a prestare un’attenzione istituzionale alla tragedia della repressione che ha insanguinato Kiev, legata a Firenze da un patto di gemellaggio. Oggi approveremo una risoluzione che nella sua unanimità di proposta sottolinea come l’urlo che è sorto dalla Piazza Indipendenza ci interroghi singolarmente in modo trasversale
Interroga l’Unione Europea, che solo due mesi fa nel tergiversare di fronte ad una crisi economica che si allarga e che non è finita, si è vista incapace di rispondere alle mosse predatorie di Putin che con una sola promessa di 15 miliardi di dollari - poco meno di 11 miliardi di euro – aveva tentato di porre una seria ipoteca ad un controllo senza prospettive di libertà ai danni dell’Ucraina. Non è la prima volta, ma non è il caso di dilungarsi qui sulle distrazioni e la miopia della Unione Europea nella gestione della crisi greca, se non fosse che entro le elezioni di maggio sarà il caso che ci vengano date delle risposte chiare sul quesito se l’Europa sia un laboratorio o un museo. Interroga l’Europa perché non adesso non basta inneggiare alla destituzione e fuga di Yanukovych, occorre dare delle risposte chiare e concrete ad un deterioramento progressivo delle condizioni economiche del popolo ucraino.
A che Europa inneggiano le nostre sorelle e i nostri fratelli di Kiev? Si affidano allo spirito dell’Europa che dalla dichiarazione di Schuman in poi ha posto nell’adozione dello stato di diritto la sua ragione di essere. Chiedevano un accordo di libero scambio con la UE ma ora da parte nostra deve necessariamente diventare una sorta di Piano Marshall che non indietreggi di fronte all’aggressività russa.
A me piace ricordare che in inglese le città gemelle sono chiamate città sorelle. In questo si sottolinea questo legame viscerale che si deve instaurare tra sorelle: tra sorelle ci si tiene in contatto e ci si interroga su quello di cui si ha bisogno. Nei momenti di crisi e di drammatica evoluzione degli eventi, una sorella deve esporre un segno tangibile della vicinanza ideale alla sofferenza e al bisogno di dialogo e di democrazia. Questa sorella ha ascoltato il grido di dolore, ha sentito nella propria carne il fuoco delle pallottole, estenda adesso una mano di aiuto.
Dalla città di La Pira si levi un'iniziativa che coinvolga le maggiori città dell'Unione Europea perché è dalle città che può e deve partire una relazione diversa tra popoli. Anche se non gemellate o non europee, altre situazioni – penso alla primavera araba e all’approvazione della costituzione tunisina un mese fa, ma anche a Sarajevo, in cui le proteste hanno assunto accenti drammatici – richiedono una forte attenzione e un contributo per quello in cui Firenze, città del dialogo può e deve essere leader ideale di iniziative"

(lb)