Giornata del ricordo, perUnaltracittá: "Se vogliamo ricordare, ricordiamo tutto"
Questo l’intervento di Ornella De Zordo, capogruppo di perUnaltracittà
“In questo 'giorno del ricordo' sarà bene prima di tutto ricordare che l'esodo dei giuliano-dalmati costituisce una diretta eredità del ventennio fascista e dell'occupazione italiana dei Balcani durante la Seconda guerra mondiale. Così come sarà bene smascherare l'appropriazione di un pezzo di Storia, isolato dal contesto e modificato nei numeri e nelle caratteristiche, usato in contrapposizione alla lotta di Resistenza (finora unico momento unificante e fondativo per l'Italia liberata e repubblicana), per creare un analogo momento "condiviso" in chiave anticomunista e sostanzialmente di fiancheggiamento del fascismo di frontiera. E questo tentativo, strumentalizzandole, offende i drammi di chi ha vissuto quelle vicende.
Il fenomeno delle foibe può essere compreso solo se lo si colloca nella sua reale dimensione storica, a partire da quando l'Italia, vincitrice nella Prima guerra mondiale, ingloba nel proprio territorio 327 mila sloveni e 152 mila croati, ed anziché scegliere la strada del rispetto per le minoranze, sceglie quella dell'assimilazione forzata e brutale basata sull’annientamento del popolo slavo. L'avvento di Mussolini inaugurò il cosiddetto “fascismo di frontiera” (in piena continuità con la politica dei liberali): vale a dire una serie di provvedimenti di italianizzazione forzata del confine orientale, che portarono alla chiusura di scuole croate e slovene, all'imposizione dell'italiano nei giornali e nei tribunali, fino all'italianizzazione dei cognomi e della toponomastica). Come se non bastasse, nell'aprile del '41 l'Italia partecipò all'occupazione nazista della Jugoslavia, rendendosi protagonista di omicidi, stupri e rastrellamenti, di incendi di interi villaggi e dell'internamento di migliaia di civili in campi di concentramento (come ordinava la “famosa” circolare 3c del gen. Mario Roatta).
E' in questo quadro esasperato che ebbe luogo l'episodio delle foibe. Questo va inoltre diviso in due episodi distinti. Quello del settembre '43, dopo la rotta dell’esercito italiano, con il fronte che mutava in continuazione, e riguardò per lo più le persone più compromesse con il regime fascista, e con numeri che non si avvicinano neanche lontanamente a quanto si cerca di raccontare nel tentativo revisionista.
L'altro episodio fu quello del maggio '45, dove gli scomparsi furono circa500, regolarmente arrestati e giudicati da un Tribunale Militare (della maggior parte di essi, che furono fucilati, è accertata la loro passata appartenenza a forze militari o collaborazioniste del nazifascismo). Delle vendette personali (e ce ne furono in tutta Europa, nei mesi successivi alla fine della guerra) non possono essere certo resi responsabili un movimento di liberazione intero né, tanto meno, un popolo.
E’ così che nella retorica neofascista membri di milizie fasciste, civili collaborazionisti e delatori diventano “innocenti la cui unica colpa era quella di essere italiani e non vergognarsene”, così come i Repubblichini diventano “bravi ragazzi animati da un non comune amore per l'Italia”, da equiparare ai partigiani liberatori. La Giornata del Ricordo diventa così la giornata dell'orgoglio fascista.
Noi, a riscrivere così la Storia, non ci stiamo. Se vogliamo ricordare, ricordiamo tutto”.
(fdr)