Giorno della Memoria, la commissione Pace distribuisce un volantino con i colori della discriminazione usati nei campi di sterminio"
"I campi di sterminio sono quanto di più terrificante gli uomini abbiano creato, se teniamo conto che nemmeno i bambini sono stati risparmiati, anzi hanno subito le stesse umiliazioni ed hanno fatto la stessa fine degli adulti". Così la presidente della commissione Pace Diritti umani Susanna Agostini che stamani ha preso parte all'inziativa che ha visto la presenza di 10000 studenti della Toscana e ascoltato 7 testimoni diretti dell'Olocausto al Mandela Forum. "In quella sede- spiega Agostini- abbiamo deciso di consegnere oggi in Consiglio comunale un messaggio, un documento che sintetizza il sistema classificatorio imposto dalle SS nei campi per spersonalizzare e umiliare ogni individuo. Lo scopo era indurre ad una passiva interiorizzazione dei valori (o disvalori). Stereotipi, si direbbe con un linguaggio moderno, per colpire le personalità, incrementare disagio e disuguaglianza, paure e dolore, all'interno di una comunità prigioniera, proveniente da tutto il mondo di tutte le età donne uomini bambini, fino a far concepire la "soluzione finale" come una soluzione liberatoria per la persona e per la propria disgnità umana".
La Commissione ha proposto che alla Giornata della Memoria, celebrata oggi in Consiglio, oltre all'ascolto della testimonianza del Sindaco di Mauthausen , prendano parte alcuni studenti delle scuole fiorentine che leggeranno brani tratti dallo spettacolo teatrale Zicaron , dedicato alla giornata della memoria, scritto dagli allievi del laboratorio teatrale La Stanza dell'Attore, diretto da Giovanni Micoli, andato in scena per la prima volta al Teatro Verdi il 27 gennaio 2012. Agostini ha poi ricordato la poesia: "C'è un paio di scarpette rosse" della poetessa scrittrice fiorentina Joyce Lussu alle quale il Comune ha dedicato una delle stanze delle Oblate. "C'è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove; sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica "Schulze Monaco" C'è un paio di scarpette rosse in cima ad un mucchio di scarpette infantili a Buchenwald più in là c'è un mucchio di riccioli biondi, di ciocche nere e castane a Buchenwald servivano a far coperte ai soldati, non si sprecava nulla e i bimbi li spogliavano e li radevano prima di spingerli nelle camere a gas. C'è un paio di scarpette rosse per la domenica a Buchenwald erano di un bambino di tre anni e mezzo chissà di che colore erano gli occhi bruciati nei forni, ma il suo pianto lo possiamo immaginare, si sa come piangono i bambini. Anche i suoi piedini li possiamo immaginare, anche i suoi piedini li possiamo immaginare scarpa numero ventiquattro per l'eternità, perché i piedini dei bambini morti non crescono. C'è un paio di scarpette rosse a Buchenwald, quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole" "Questa poesia - aggiunge Agostini- ruota attorno ad un paio di scarpe rosse numero ventiquattro nelle cui suole interne si vede ancora la marca di fabbrica "Schulze Monaco". Un paio di scarpette normalmente utilizzate per i giorni di festa, ed ancora nuove, che un bambino di soli tre anni e mezzo calzava a Buchenwald, un campo di sterminio nazista, in Germania. Quelle scarpette erano in cima ad un mucchio di altre scarpette appartenenti a bambini che in quel luogo hanno trovato la morte. I nazisti facevano entrare genitori e bambini nelle camere a gas, con la scusa che li avrebbero sottoposti ad una doccia con successiva disinfestazioni per farli entrare in un campo-gioco. Invitarono per altro i genitori a far avvicinare i bambini ai bocchettoni, per farli lavare meglio, ma da quelle aperture non usciva acqua, ma solo gas. Prima però, i bambini venivano fatti spogliare e rasare. La poetessa infatti scorge anche un mucchio di riccioli biondi, di ciocche nere e castane. Joyce Lussu cita poi un altro sistema di morte usato dai nazisti: l'utilizzo dei forni crematori, infatti dice che probabilmente non riusciremo ad immaginare di che colore erano gli occhi di quel bambino bruciati dal forno, ma che riusciremo ad immaginare il suo pianto; un pianto che nessuno riuscirebbe a sopportare, che nessuno vorrebbe sentire e che io spero di cuore che nessuno in futuro dovrà sentire mai. Questa poesia apparentemente dedicata ad un solo bambino è in realtà rivolta a tutti i bambini che furono gasati, lo conferma il fatto che quelle scarpette erano in cima ad un mucchio di altre scarpette. Di certo i nazisti usavano le persone come merce, utilizzando di loro qualsiasi parte del corpo, anche i capelli per farne coperte. "
(lb)