Audizione Bianchi, Cellai (FI): "L'unica strategia del soprintendente per il futuro del Maggio è non far crescere il debito"
“Sessantadue milioni di debito che restano lì, inamovibili, a zavorrare il bilancio, ventotto lavoratori che rischiano di finire in mezzo alla strada, contributi da privati che continuano a non pervenire, e la reiterata protesta contro la Regione che ha ridotto di un milione il proprio contributo. L’audizione del soprintendente Bianchi è tutta qui: zero idee alla voce strategie per il futuro; l’unico risultato e l’unica prospettiva sono continuare a galleggiare evitando il fallimento”. Questo il commento del capogruppo di Forza Italia Jacopo Cellai al termine dell’audizione, questa mattina, del soprintendente al Maggio Musicale Alberto Bianchi davanti alle commissioni Cultura, Lavoro e Controllo.
“Sono passati sei mesi dall’ultima volta che abbiamo ascoltato il soprintendente, e nulla è cambiato – aggiunge il capogruppo azzurro –. Il Comune di Firenze, secondo Bianchi, deve reputarsi soddisfatto se la fondazione ha evitato il fallimento, e se ce la farà anche per i prossimi due anni a non portare i libri in tribunale. Ci teniamo il debito, e condanniamo la nostra fondazione lirico sinfonica ad un futuro senza nessuna prospettiva di crescita. Anzi, solo un miracolo permetterà che i ventotto lavoratori che il Maggio non può più impiegare siano salvati da Ales (che comunque non è tenuta per legge a farlo)”.
“A fronte di questo immobilismo e davanti all’assenza totale di strategie per il futuro, ci saremmo aspettati che questa mattina il sindaco Nardella, presidente della fondazione, partecipasse all’audizione, come avevamo chiesto. Speravamo di sentire da lui le idee da mettere in campo per risollevare le sorti del Maggio, e crediamo sarebbe stato utile anche il confronto davanti al consiglio comunale con il soprintendente. Ma, a quanto pare, al primo cittadino la situazione sta bene come sta, con buona pace dei fiorentini che pagano le tasse, contribuendo così solo a prolungare l’agonia del nostro Teatro” conclude Cellai. (fdr)