Quadrifoglio si fonde e diventa ALIA. Firenze riparte a sinistra: "Azienda orientata al mercato dove conta solo Firenze, e patti parasociali per blindare impianti e non una parola su strategie verso rifiuti zero"
Queste le dichiarazioni del capogruppo di Firenze riparte a sinistra Tommaso Grassi
"Anche Firenze mette la firma finale sulla creazione dell’azienda unica di gestione dei rifiuti per la Toscana Centrale: un colosso in cui confluiranno le attuali 4 aziende: Quadrifoglio di Firenze, Publiambiente, che serve l’Empolese ed il Pistoiese, ASM di Prato e Cis di Montale e Agliana. Con tempi strettissimi dettati dal ricatto che se non si procede entro il 23 dicembre alla fusione salterebbe la gara regionale d'ambito di cui ancora non si conosce l'offerta presentata da Quadrifoglio e su cui incombe ancora un ricorso dell'altra concorrente che è l'azienda dell'ambito sud della Toscana ormai famosa per avere sotto inchiesta o in carcere molti esponenti di spicco. Si sarebbe potuto condividere maggiormente con i territori che invece vengono inglobati dalla forza societaria del Comune di Firenze e proporre nei patti tra soci anche obiettivi ambiziosi sulle percentuali di raccolta differenziata, sulla strategia verso rifiuti zero e sul superamento dell'attuale piano inceneritorista".
"In una operazione come questa prima di dare un via libera sarebbe necessario fare attenzione e non scommettere che tutto possa andare per il meglio: solo verbalmente ci sono rassicurazioni che la società non vada verso una quotazione in borsa o la vendita dei tanti Comuni ai quali farebbero comodo il valore delle loro quote. Senza queste garanzievengono meno le certezze sul mantenimento del valore delle quote e della possibilità dei Comuni di incidere sulla governance oppure valutare le ricadute sul territorio in termini della qualità del servizio, dei posti di lavoro e del sistema dell'indotto solo per citare alcuni aspetti. Publiambiente è la seconda azienda del nuovo raggruppamento per dimensioni, addetti, impianti territorio e popolazione servita ma nel nuovo soggetto peserà solo per l’11%, meno di Prato che entra con oltre il 16% a fronte di un 71% schiacciante di Quadrifoglio. I calcoli son stati fatti scegliendo un metodo che stima solo il patrimonio netto ed ignora la redditività dell’azienda; per di più non sono state fatte perizie tecniche sul valore beni delle varie aziende, ma ci siamo basati sui dati a bilancio senza alcuna verifica almeno di uniformità. Sembra invece emergere che il bilanciamento lo si è trovato altrove, nello scambio politico per le cariche aziendali."
"Va ricordato che l’azienda nasce come una azienda di diritto privato puro, che dichiara apertamente l’intento di crescere ancora, essere competitiva sul mercato nazionale, aggredire fette di mercato che esulano dal perimetro pubblico, come la gestione dei rifiuti speciali e territori lontani da quelli toscani. Un modello che ricorda purtroppo le multiutility, con mentalità squisitamente industriali e finanziarie. Il primo atto significativo fatto da Quadrifoglio, nel silenzio più assoluto, è l’emissione di un bond e di obbligazioni per raccogliere fondi sul mercato regolamentato che ha permesso di sottrarsi alle norme del Decreto Madia."
"Un passo, insomma, verso la finanziarizzazione e forse la quotazione in borsa. Un passo che intanto porta l’azienda al di fuori di ogni normativa di riferimento per società partecipate pubbliche e trasformerà gli enti locali al massimo a ratificatori delle decisioni di un Consiglio d'amministrazione scelto per tenere fuori dalle decisioni i Comuni minori e qualsiasi colore politico diverso dal PD. La gestione dei rifiuti è uno dei temi principali del governo delle città, attiene a beni pubblici primari come la tutela della salute e dell’ambiente. Pensare che possa essere esaurito in una logica di efficienza aziendalistica è una follia. Ma non c’è niente da questo punto di vista neppure nei patti parasociali che invece vedono blindare le scelte degli impianti previsti ad oggi e sui quali se si pensa a Case Passerini la volontà della cittadinanza è ben diversa da quella delle amministrazioni a guida Partito Democratico. Un'azienda cosi strutturata, sganciata da ogni forma di controllo reale, chi sarà in grado di indirizzarla, evitando che l’ottica industriale si mangi quella di strumento per l’erogazione di un servizio essenziale? Per intendersi, se il business dei rifiuti speciali tirasse particolarmente, chi deciderà di spengere l’inceneritore che produce profitto o viceversa se le isole del riuso o la raccolta porta a porta son costose e rendono poco perché una logica privatistica dovrebbe investirci? Domande, crediamo, legittime, soprattutto mentre portiamo in questa nuova realtà il pezzo più pregiato dal punto di vista della gestione. Come faremo a garantire che si adottino le politiche che riteniamo corrette? Intanto il Business Plan di ALIA ben poco dice su riduzione di rifiuti e riuso, che sono le azioni gerarchicamente più importanti, da adottare per prime, ed invece porta dal 13 al 20% la quota di rifiuti inviati al recupero energetico (cioè all’incenerimento). E le ambizioni sulla quota di differenziata, considerando che si parla di un orizzonte temporale di 20 anni, sono davvero modeste. Nemmeno si parla di far tendere allo zero, almeno in quest’arco temporale, la quota di rifiuti da inviare al recupero energetico".
"Noi crediamo che si sarebbe dovuto impostare il tutto in maniera rovesciata. Anche nel processo di fusione, il punto centrale doveva essere l’ottica del servizio, la sua qualità, la sua capacità di rispondere al meglio a quelle esigenze di tutela di beni fondamentali. L’azienda è lo strumento, che deve esser il più efficiente possibile per ridurre al minimo gli oneri a carico dei cittadini, ma che non ha una mission autonoma di tipo puramente industriale. Altrimenti si rischia che a guidare le scelte non sia l’interesse generale, ma le logiche del business. Il modello dell’affidamento diretto “in house”, non a caso disegnato con molte limitazioni all’espansione aziendale, avrebbe garantito molto di più. Si è scelto un altro modello, in maniera un po’ culturalmente subalterna,seguendo esperienze altrui che per altro non hanno dato certo risultati incontrovertibili, sia in termini di qualità complessiva del servizio, sia in termini di costi per i cittadini. E adesso sarà tutto più difficile". (fdr)