Violenza contro le donne, Donella Verdi: "Non è sufficiente manifestare condanna e sconcerto. Le istituzioni rendano una priorità la lotta contro il fenomeno"
Questo l’intervento in consiglio comunale della consigliera del gruppo Firenze riparte a sinistra Donella Verdi
“Sabato scorso, le donne da tutta Italia sono scese in Piazza per manifestare, in occasione della giornata Mondiale contro la violenza maschile sulle donne, per ribadire che “la libertà delle donne è la libertà di tutti”.
Una manifestazione imponente a cui i telegiornali hanno riservato i titoli di coda.
Le donne hanno invaso Roma per dire che non basta più manifestare sconcerto e sdegno ogni volta che una donna viene uccisa.
Venerdì 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, prima dell’intitolazione del Giardino di Ugnano a Andreea Cristina Zamfir, la lapide a lei dedicata è stata vandalizzata.
E’ stato un atto gravissimo col quale si è voluto colpire anche il semplice ricordo di Cristina, perché prostituta, perché donna.
La violenza maschile sulle donne è un fenomeno che affonda le sue radici in un modello patriarcale, di dominio sulla donna che attraversa tutte le società, da quelle ricche a quelle povere, da quelle più evolute a quelle meno, senza distinzioni di sorta.
Ma proprio per questo occorre che tutti facciano la loro parte, a cominciare dalle istituzioni, tutte, centrali e locali e che ritengano quello della violenza un tema prioritario e che ognuna metta in atto, non affermazioni di principio ma azioni concrete a cominciare dall’attuazione della Convenzione di Istanbul che l’Italia ha ratificato nel 2013 ma che non trova applicazione concreta in Italia che, insieme alla Grecia non ha ancora introdotto l’educazione affettiva nelle scuole.
Se, come è dimostrato, si deve incidere sul cambiamento culturale, occorre agire in modo strutturale, attraverso l’educazione, la prevenzione, la formazione, immagini e linguaggi non stereotipati.
I finanziamenti previsti e non ancora erogati sono irrisori al confronto dell’enorme costo che la violenza sulle donne comporta.
I centri anti violenza e le case rifugio stentano ad andare avanti e spesso si trovano a ridurre le attività per mancanza di fondi e invece svolgono una funzione determinante per l’accoglienza, protezione e per offrire percorsi sicuri di accompagnamento delle donne fuori dall’ambiente violento e di aiuto a riprendersi la vita.
I dati sono allarmanti, l’ISTAT calcola che sono circa 7 milioni, in Italia, le donne che hanno subito violenza. Ma sappiamo che si tratta di un dato assai sottostimato e difficile da far emergere, soprattutto quando la violenza avviene in ambito domestico dove, insieme alle donne, a subire impotenti, sono anche figlie e figli che crescono in ambiente familiare deviato.
Le donne uccise sono solo il tragico epilogo di una catena di violenza che accompagna la vita delle donne, da quella fisica a quella psicologica.
Le donne, in questi anni hanno acquisito maggiore consapevolezza e non accettano di continuare a subire e sottostare al dominio maschile.
E’ questo che scatena la violenza maschile. Non si tratta di amore malato come spesso viene definito dai media.
L’uomo non accetta di perdere il controllo su ciò che considera una sua proprietà e allora usa la violenza fino ad uccidere, fino a cancellarne completamente l’identità.
Per questo è importante utilizzare tutti gli organi di parità previsti dalla legge, anche la Commissione per le Pari Opportunità come spazio autonomo di discussione, confronto, elaborazione e proposta nei confronti di Giunta e Amministrazione Comunale e che le consigliere del PD hanno respinto.
A parole si dice di contrastare la violenza ma poi, nei fatti non si utilizzano pienamente nemmeno i mezzi che si hanno a disposizione”. (fdr)