Alluvione, Silvia Noferi (Capogruppo M5S Firenze): "Dobbiamo passare dalle parole ai fatti, la città non può più aspettare"
Questo l’intervento della capogruppo del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi nella seduta del Consiglio comunale per i “50 anni dall’alluvione di Firenze del 1966”
Sono passati cinquant’anni dal 1966 e non sembra che grandi passi avanti siano stati fatti: siamo ancora alla fase dello studio e dei piani di rischio.
Come egregiamente evidenziato dalla relazione del Comitato Tecnico Scientifico Internazionale: “Firenze rimane ad elevato rischio di alluvione e che questo rischio cresce ogni giorno […] Se, in queste condizioni, un evento del tipo di quello del 1966 dovesse accadere di nuovo, le conseguenze per le vite umane, il patrimonio artistico, gli immobili e le infrastrutture sarebbero ben più catastrofiche di quelle che si realizzarono nel 1966”.
Dopo il Piano di Rischio Idraulico del 1999 è seguito il Piano di Assetto Idrogeologico adottato nel 2005, fino all’ultimo documento del 2015: il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni. Tutti “Piani” che prevedono diversi interventi fra cui, per esempio, la costruzione di dighe e bacini di espansione, la manutenzione dell’alveo dell’Arno ed interventi atti ad aumentarne la portata in caso di piena, riguardo soprattutto alle pescaie che oggi hanno essenzialmente una valenza paesaggistica.
Gli ingegneri che hanno redatto la relazione tecnica su incarico del Comune, della Regione e del Mibact, evidenziano che i vari Piani di Rischio sembrano osservare una progressiva perdita di importanza nell’attribuire la vulnerabilità e l’esposizione al rischio alluvione della città di Firenze “ sebbene le perdite economiche che si avrebbero a seguito di un’alluvione quale quella del 1966 siano state stimate nell’ultimo Piano nell’ordine di 15.5 Miliardi €, escludendo le vite umane ed il patrimonio artistico. Ciononostante i tecnici si dicono ottimisti e fiduciosi per l’approccio dell’attuale Governo e confidano che si arrivi presto alla fase operativa.
Noi del M5S non siamo per niente fiduciosi, anzi siamo preoccupati, perché sappiamo che tutti i governi che si sono succeduti, di tutti i colori e di tutte le tendenze, si sono mostrati poco attenti alle politiche di tutela ambientale soprattutto nel campo dell’equilibrio idrogeologico.
L’attuale Governo sembra addirittura ancora meno garantista per il territorio dei precedenti ed infatti ha provveduto alla cancellazione della Polizia Provinciale e del Corpo Forestale che avevano il compito di vigilare, smembrandoli e riconvertendo il personale con la conseguenteperdita di conoscenze e competenze.
Non solo, ma lo stesso corpo dei Vigili del Fuoco che in caso di calamità naturale è sempre in prima linea ed ha contribuito a salvare tante vite umane, nel corso degli anni ha subito pesanti riduzioni dell’organico dovute al mancato avvicendamento del personale che andava in pensione. Oggi in tutta l’area della piana Fiorentina sono presenti per ogni turno solo 26 uomini. Le attrezzature in dotazione al Corpo dei Vigili del Fuoco sono assolutamente insufficienti a fronteggiare la prima emergenza: un solo mezzo anfibio con ruote e 7 gommoni.
Abbiamo ascoltato ieri gli interventi di alcuni sindaci di altre città europee che hanno illustrato comehanno saputoreagire alle avversità naturali, soprattutto alluvioni e ci ha profondamente colpito ascoltare le loro soluzioni, realizzate in pochi anni, come a Nimega dove hanno costruito un canale artificiale per convogliare le acque in caso di piena.
Noi qui a Firenze abbiamo la consapevolezza che dopo 50 anni poco è stato fatto e se dovesse ricapitare un evento come quello del 66 sarebbe un disastro ben peggiore. All’epoca non esisteva nemmeno un tavolo di coordinamento ma oggi abbiamo una presenza cheai 370 mila abitanti somma una media di circa un milione di turisti al mese; persone completamente ignare del rischio, che non hanno le minime istruzioni nemmeno sui numeri di emergenza, tanto per fare un esempio.
Non abbiamo solo la responsabilità verso le persone ma anche verso l’enorme patrimonio artistico che custodiamo e che dobbiamo tutelare con ogni mezzo per tramandarlo alle generazioni future, cominciando dalla diffusione della cultura del rischio che porti tutti a progettare ed organizzare in modo da evitare i depositi di opere d’arte e documenti sotto il livello dell’Arno.
Cosa che invece non è stata fatta nemmeno nel nuovo Teatro dell’Opera dove infatti l’archivio e le sale prove sono state allestite nel sottosuolo.
È l’ora di passare dalla retorica delle celebrazioni alla realizzazione di interventi concreti che facciano il possibile per mettere in sicurezza la città, subito, da domani, quando si spegneranno le luci della ricorrenza e calerà il silenzio per un altro anno, fino al prossimo 4 novembre.
È anche vero che gli interventi necessari sono al di fuori della portata del bilancio comunale ma l’Amministrazione ha il compito di sollecitare con ogni mezzo l’intervento del governo centrale ad intervenire, con finanziamenti adeguati, come nel caso di Venezia.
Siamo in ritardo di 50 anni, la cittàe i fiorentininon possono più aspettare.
(s.spa.)