Alluvione, l'intervento della consigliera PD Maria Federica Giuliani

Questo l’intervento della consigliera Maria Federica Giuliani, in rappresentanza dei consiglieri del Partito Democratico nella seduta del Consiglio comunale per i “50 anni dall’alluvione di Firenze del 1966”

Venerdì 4 novembre 1966-venerdì 4 novembre 2016.

Cara Presidente, Signor Sindaco, Sua Eminenza Arcivescovo Giuseppe Betori, autorità tutte e, soprattutto, amici di Firenze e bambini della scuola Rodari,
a quest’ora le acque limacciose dell’Arno inondavano in Piazza Duomo ed avevano invaso parte della città, in alcune zone di Firenze l'acqua aveva già raggiunto il primo piano delle abitazioni.
Dopo un mese di precipitazioni quasi incessanti che avevano imbevuto i campi fino a renderli incapaci di ricevere e assorbire altra acqua, i primi giorni di novembre si caratterizzarono per le forti piogge che in pochi giorni riversarono ancora più acqua. Nonostante tutto, questo non avevano destato grande preoccupazione e le piene dell' Arno, del Bisenzio, dell’Ombrone Pistoiese e degli altri corsi d'acqua per tutti erano soltanto un "classico d'autunno".
Ricordiamo oggi quindi l’alluvione che cinquanta anni fa colpì così tragicamente Firenze, e i tanti comuni che oggi compongono la città metropolitana che la subirono silenziosamente rimboccandosi le maniche; lo facciamo con il rispetto e la sobrietà del momento che viviamo, con la vicinanza sincera agli amici così duramente colpiti dal terremoto, in quelle regioni tanto vicine e tanto simili alla nostra, e come la Toscana, amate per la bellezza dei loro territori, le opere d’arte, la qualità delle produzioni, l’operosità e la creatività delle popolazioni.
Quel 4 novembre del 1966, quando Firenze fu invasa dall'acqua dell'Arno non esisteva ancora la Protezione Civile, un ruolo molto importante fu svolto dal quotidiano La Nazione, fu la voce dei fiorentini e dei toscani, raccontando al mondo l'alluvione in tutti i suoi dettagli a quanti neanche immaginavano quanto stava accadendo. “L’Arno straripa a Firenze, drammatica situazione in città”. Questo il titolo a caratteri cubitali su sette colonne, per volere del direttore Enrico Mattei, raccontando quello che, il giorno dopo nessuno avrebbe potuto immaginare: Firenze, ferita a morte dal suo fiume. Una testimonianza puntuale e precisa in tutta la sua drammaticità, grazie alla quale il mondo raccolse l’appello di Firenze, rispondendo con la straordinaria e concreta generosità. Non esisteva la protezione civile, la gravità della situazione in città enorme, ma la risposta dei fiorentini e del mondo fu esemplare.
Ai tantissimi ragazzi accorsi da ogni parte del mondo e tutti i fiorentini, che lavorarono per giorni e giorni per salvare dalla furia delle acque e dal fango Firenze, con uno slancio vero che voleva restituire la bellezza a Firenze. Salvarono le tante opere d’arte, i manoscritti andati violati dalla piena, aiutando chiunque si trovasse in difficoltà, e rappresentano la prima forma di volontariato. E’ stata dedicata, dal sindaco, un’epigrafe scoperta ieri a memoria di quel giorno, recita: ‘In ricordo della città ferita dall’alluvione del 4 novembre 1966 con eterna gratitudine per i fiorentini e tutti coloro che accorsero in aiuto’. Voi Angeli del fango, che portate Firenze nel cuore da sempre e che non finiremo mai di ringraziare.
Grazie al prezioso lavoro di questi giorni del Sindaco Nardella, con il Manifesto di Firenze, si rinnova il patto e l’ impegno comune delle città sulla resilienza ai disastri naturali e a quelli causati dall’uomo, in particolar modo a quelli legati al rischio idraulico e idrogeologico, siglato dai sindaci in questa seconda edizione di Unity in Diversity, la conferenza internazionale che per il secondo anno riunisce a Palazzo Vecchio cinquanta delegazioni provenienti dai quattro continenti.
Riaprendo e restituendo alla città il Lungarno Torrigiani questa sera, rispettando così gli impegni assunti dal Sindaco all’indomani del cedimento del lungarno il 25 maggio scorso, dopo 35mila ore di lavoro senza interruzione, ringraziamo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che onora Firenze con la sua visita sottolineando ancora una volta l’amore per la nostra città.
Credo che sia bello ricordare oggi, quasi ad un anno dalla scomparsa avvenuta lo scorso 18 dicembre, anche il grande menestrello di Firenze, Riccardo Marasco, che con la sua “Alluvione” scritta con Enrico Novelli, fu interprete di quel carattere tutto fiorentino irriverente e allo stesso
tempo che sa sdrammatizzare e rendere leggere anche le situazioni più difficili.
L'alluvione del 1966 fu un evento eccezionale ed inaspettato per le sue proporzioni; mai a Firenze l'Arno, che pure aveva esondato spesso, aveva raggiunto una tale furia, come attestano le targhe relative alle alluvioni precedenti come quella, fino ad allora reputata disastrosa, del 3.11.1844,
Un’installazione audio-visiva “site specific” in Santa Croce nel Chiostro Grande del Brunelleschi, attraverso una rievocazione sensoriale di quello che successe a Firenze quel 4 novembre 1966 oggi e domani proverà a ripercorrere, attraverso uno sguardo e una rivisitazione contemporanea, il tragico evento con una proiezione a 360° di un “raggio laser” luminoso ed orizzontale, posto alla stessa altezza del livello raggiunto dall’Arno, all’interno del Chiostro del Brunelleschi.
Quello che accomuna ieri ad oggi nel ricordo di quei momenti drammatici sicuramente è il sentimento profondo di solidarietà, l’essere comunità, lo stringersi vicini nel momento del bisogno.
Questo traspare evidente nelle motivazioni al riconoscimento attribuito alla città con la Medaglia d’oro al valor civile che recita: «Nel corso delle tragiche giornate dell'inondazione della città, l'intera popolazione di Firenze affrontava con eroica fermezza la furia degli elementi, prodigandosi oltre ogni limite per contenere i disastrosi effetti della calamità e offrendo mirabili testimonianze di coraggio, d'abnegazione, di civismo e di solidarietà umana. Duramente provata da gravissimi disagi e da ingenti danni, reagiva alla sventura con dignità e fierezza, suscitando profonda e ammirata commozione in tutto il mondo.» — Firenze, novembre 1966. Grazie.
(s.spa.)