Alluvione, consigliera Amato e deputato Segoni (Alternativa Libera): "50 anni dopo l'Arno fa ancora paura e non bastano le casse di espansione per salvare Firenze"

"L'acqua cheta che rovinò i ponti", l'alluvione raccontata in uno spettacolo teatrale, giovedì 3 novembre ore 21 al Parterre

“Le alluvioni passate e future raccontate in un modo alternativo”. Miriam Amato e Samuele Segoni, esponenti di Alternativa Libera, presentano così lo spettacolo “L'acqua cheta che rovinò i ponti”, che si svolgerà giovedì 3 novembre alle ore 21 al Parterre, a Firenze. Uno spettacolo che vedrà protagonista la compagnia teatrale di improvvisazione teatrale "Attouno", dove prenderanno parte anche la consigliera comunale Miriam Amato e il deputato Samuele Segoni, membro della Commissione Ambiente della Camera, che interverrà anche nella veste di geologo.
“Gli amministratori locali e gli stessi cittadini – spiegano i due promotori – si sono scordati cosa significa convivere con un fiume. L'obiettivo del nostro ciclo di incontri è proprio quello di recuperare questa conoscenza al fine di un miglior rapporto con il nostro fiume che è stato protagonista attivo della storia della nostra città e che troppo spesso è stato dimenticato negli ultimi decenni”.
“Questo ciclo di incontri che si conclude giovedì prossimo a Firenze e che ha interessato anche Figline e Reggello nei giorni scorsi – sottolinea Samuele Segoni – vuole accorciare le distanze tra mondo della scienza, mondo politico-istituzionale e cittadini per provare ad approfondire le cause dell'alluvione di 50 anni fa e i possibili rimedi per una corretta convivenza con l'Arno”.
“Lo stesso comitato scientifico internazionale che ha negli ultimi mesi valutato la situazione dell'Arno 50 anni dopo l'alluvione – evidenzia Miriam Amato – ha messo in luce numerose criticità progettuali e non solo: queste opere da sole non mettono in sicurezza Firenze. Dalle ultimi simulazioni virtuali disponibili con un evento analogo a quello del 1966 – aggiunge Amato – si avrebbero effetti minori ma non indifferenti, in particolare si avrebbe l’esondazione nel centro storico: a destra idraulica a monte del Ponte alle Grazie, a ridosso d ella Biblioteca Nazionale e anche nel tratto tra Ponte alle Grazie e Ponte Santa Trinità, destra idraulica, nell’area di San Niccolò e a monte di Firenze, nelle zone del Girone, Rovezzano e Varlungo, mentre a valle di Firenze alle Cascine e all’Argingrosso”.
“Puntiamo il dito contro una politica di difesa dal rischio basata sulle casse d’espansione – ribadisce Segoni – non bastano a salvare Firenze, senza una corretta gestione del territorio che attualmente prevede l'impermeabilizzazione delle vallate e l'assenza di gestione dei territori montani e collinari, come, ad esempio, nel caso di Leccio, a Reggello con la presenza, accanto a casse di espansione, di un centro commerciale che impermeabilizza tutta la zona”.
“Firenze non sarà mai al sicuro – concludono i due esponenti di Alternativa Libera – se si prosegue con questo trend e se non si ritorna a considerare l'Arno come una risorsa non solo naturale ma anche sociale per la nostra città”. (s.spa.)