Gualchiere, Amato (AL): "Salvare il parco per dare vita al futuro. No alla svendita delle Gualchiere di Remole"
“Dobbiamo unirci e opporci agli abusi del soggetto pubblico e alle sue tendenze affaristiche sui beni di appartenenza collettiva o pubblica: la funzione dei beni comuni è quella di assolvere il soddisfacimento dei diritti sociali e non devono essere orientati al profitto.
L'amministrazione si conferma come agente immobiliare piuttosto che come mero responsabile nella gestione del patrimonio stesso. La Costituzione sancisce la proprietà pubblica, collettiva che appartiene al popolo a titolo di sovranità e non alla pubblica amministrazione. Al popolo spetta anche di decidere della destinazione d'uso e di godimento del territorio stesso. Il compito del legislatore deve essere quello di una ridistribuzione della ricchezza fra proprietà privata e pubblica: quindi esattamente il contrario di quello che quest'amministrazione porta avanti da anni.
“Salvare il passo per dare vita al futuro” è volutamente ripreso da un appello, nel quale si denunciava lo stato di degrado delle Gualchiere di Remole, sia sul piano strutturale che ambientale. Ma che nello stesso tempo lanciava una serie di idee per riportarlo all'antico splendore come centro funzionale con destinazione plurima: museo, laboratori di arte e mestieri, spazi dedicati alla musica, appartamenti per residenza pubblica e altro, tutto accomunate da una funzione pubblica e collettiva del bene . Un appello che definiva le Gualchiere come un luogo dove si coniugano recupero, ricerca, produzione, accoglienza, creatività, socializzazione, per un futuro con basi solide grazie alla memoria del passato. Le Gualchiere di Remole erano un importante opificio medievale appartenuto alla potente famiglia fiorentina degli Albizi fino al 1541, poi proprietà dell'Arte della Lana. La sua costruzione risale alla metà del 1300.
Ho visitato le Gualchiere in occasione di una commissione urbanistica, fra locali chiusi e degradati: c'è uno spazio denso di arte e di storia, nel quale lo scultore Piero Gensini ha dato vita negli anni a un laboratorio ricco di opere d'arte, che meriterebbe di essere visitato e valorizzato e non estirpato, per dar vita ad un progetto speculativo.
Ancora una volta invece di rilanciare una proprietà collettiva, con progetti in grado di garantirne la funzione pubblica, si attiva il calderone della svendita, con cui un bene di valore inestimabile è destinato a speculatori ambientali e finanziari, che, agendo solo in nome dell'interesse individuale, escludono l'utilità sociale”. (s.spa.)