Intervento del Presidente degli USA Bill Clinton alla Conferenza «Il riformismo nel XXI secolo»

Innanzitutto, vorrei dire che ritengo che la sessione della mattinata abbia il titolo giusto, Presidente D'Alema. A noi interessa molto l'eguaglianza e l'opportunità di una nuova economia. Iniziamo col dire che la nuova economia viene sostenuta dallo sviluppo tecnologico, soprattutto informazioni e telecomunicazioni, e viene incrementata esponenzialmente dall'aumento del commercio globale. Una nuova economia è al suo meglio in un ambiente imprenditoriale elevato, dove le persone con nuove idee abbiano accesso a nuovi capitali e abbiano le opportunità per sviluppare la loro attività. Più che mai, più di prima, la crescita del costo del lavoro nel settore privato è maggiore che nel pubblico. Come buona notizia si può dire che vi è una potenzialità di crescita dei posti di lavoro, delle aziende, della ricchezza straordinaria. Negli Stati Uniti, ad esempio, abbiamo avuto la fortuna di una borsa che si è più che triplicata di valore negli ultimi anni. Ma ci sono anche dei problemi e delle sfide, sia all'interno delle Nazioni che tra le Nazioni. Sebbene, ad esempio, nel nostro Paese abbiamo il tasso di povertà più basso degli ultimi venti anni e il minore tasso di povertà da quarant'anni a questa parte nelle famiglie monoparentali, noi sappiamo che ci sono, comunque, problemi nel seguire lo sviluppo della nuova economia da parte dei cittadini. I problemi sono, innanzitutto, la differenza di capacità e abilità professionali tra coloro che lavorano e coloro che sono esclusi. In secondo luogo, in un ambiente in continuo cambiamento, con notevole creazione di posti di lavoro, e anche notevole perdita degli stessi, è necessaria un'attenzione tutta particolare alla transizione e alla necessità di qualifiche, per permettere lo sviluppo dei posti di lavoro. Il terzo punto è che vi saranno persone e luoghi che verranno lasciati indietro. Come ho detto anche ieri sera, gli Stati Uniti hanno il più basso tasso di dioccupazione da trent'anni, ma se si vanno a vedere certe zone, come le zone rurali negli Appalachi oppure, nel delta del Mississippi, le riserve di indiani nativi e indiani americani, troviamo tassi di disoccupazione che vanno da tre a dodici volte la media nazionale. Se si vuole promuovere, dunque, l'uguaglianza e l'opportunità per tutti, è necessario adottare una strategia prima di tutto per chiudere il divario delle qualifiche. Dobbiamo spendere più soldi di prima, non meno, sull'istruzione, che deve iniziare prima, durare tutta la vita e concentrarsi sempre di più sui risultati. Non si tratta, quindi, solo di spendere soldi ma anche di vedere quali sono i risultati che con quella spesa si ottengono. In secondo luogo, ci deve essere un sistema di apprendimento lungo l'arco di tutta la vita per gestire la transizione. Abbiamo adesso persone che a 50 anni cambiano lavoro. Lo possono fare, ma hanno bisogno di sostegno. In terzo luogo dunque, ci dev'essere un sistema per far arrivare i capitali ai luoghi, alle persone che vengono lasciate indietro. Faccio un esempio: uno dei grandi dibattiti in corso negli Stati Uniti è per quanto possiamo mantenere questa ondata di espansione economica. Già adesso è la crescita più consistente mai avuta dal dopoguerra ad oggi e, tra poco, a febbraio 2000, sarà la più grande in assoluto. Alla base vi è la politica di apertura delle frontiere che permette una continua crescita dell'espansione economica. Però come si può fare per continuare su questa strada? Si devono portare investimenti nei luoghi che vengono lasciati indietro. Dobbiamo creare l'equivalente degli Stati Uniti delle opportunità di investimento e di esportazione che viene data a tutta l'economia nazionale. Questo vale per tutti i paesi e serve per stimolare le aree povere del nostro paese. Si tratta di una cosa che tutti i paesi dovrebbero prendere in considerazione. Poi c'è problema del divario tecnologico, digitale. Le persone che hanno accesso alla tecnologia hanno enormi vantaggi. Questo dev'essere garantito a tutti. Noi stiamo collegando tutte le nostre scuole con Internet e concluderemo questa attività il prossimo anno, però dobbiamo porci come obiettivo, nei paesi sviluppati, di avere a accesso a Internet come accade per il telefono: quindi diffonderlo nello stesso modo e in un numero limitato di anni. Questo sarebbe molto importante per ridurre la diseguaglianza accesso di tecnologia. Ma nella nostra economia non ci sono solo problemi legati all'uguaglianza di opportunità: ci sono anche dei vantaggi. Il primo: la tecnologia ha reso possibile, per la prima volta dalla rivoluzione industriale, la produzione di crescita economica senza bruciare ulteriore combustibile fossile, con il risultato di produrre gas che stimolano l'effetto serra. Questo ha creato l'opportunità di creare milioni di posti di lavoro e di salvare l'ambiente. Internet offre delle opportunità a persone che non hanno accesso ai posti di lavoro tradizionali. Queste persone possono adesso arricchirsi. C'è un'azienda americana, che forse qualcuno di voi ha utilizzato, che si chiama E-Buy: è un sito Internet dove si può acquistare di tutto, è una specie di mercato virtuale elettronico: ci sono più di ventimila persone che vivono di questa impresa. Vi sono quindi opportunità nella nostra economia che non dobbiamo trascurare. Ci dobbiamo rendere conto, però, che il governo ha bisogno di nuove politiche. Ci sono problemi interni nazionali, ci sono anche tanti problemi a livello globale di cui vorrei parlarvi, però, intanto, parliamo di questo. Abbiamo bisogno di più investimenti nell'istruzione, più investimenti nel gestire la transizione e portare capitali ai luoghi e alle persone escluse, superare la divisione tecnologica e dobbiamo fare il modo di sfruttare tutte le opportunità offerte dalla tecnologia e la possibilità di recuperare anche coloro che rimangono isolati nel processo di crescita.INTERRUZIONE DELLA VIDEOCONFERENZAFonte. sito Internet di Palazzo Chigi