Città metropolitana: Firenze non ha tendenze egemoniche

Nota dell'assessore Eugenio GianiIl dibattito che si è sviluppato negli ultimi giorni sui giornali sul tema della "città metropolitana" con prese di posizione dei Sindaci, di autorevoli rappresentanti di categorie economiche ed illustri giuristi dimostra quanto sia maturo il confronto nella sede istituzionale che la nuova legge n. 265/1999 in vigore da 3 agosto prospetta, cioè l'assemblea degli enti locali interessati alla nuova istituzione destinata a sostituire la Provincia di Firenze.L'accordo recentemente sottoscritto fra le Giunte comunale e provinciale di Firenze prevede che l'area metropolitana intesa come ricerca privilegiata di accordi, progetti, intese sia da considerare la vasta conurbazione Firenze-Prato-Pistoia, ma contemporaneamente il nuovo ente istituzionale "città metropolitana", così come definito dalla legge 265/1999, debba interessare prevalentemente i comuni che oggi compongono la Provincia di Firenze che fin dalla prossima legislatura sarà sostituita come in tutti e nove i centri metropolitani principali d'Italia, nel contesto delle regioni a statuto ordinario.La legge attribuisce ampia libertà di decisione ai comuni interessati per valutare i poteri del nuovo ente in rapporto ai poteri che permarranno nei singoli comuni e quindi sarà importante la scelta di metodo di partire dalle funzioni che si è disposti ad attribuire alla "Città metropolitana", in particolare con la stesura dello Statuto della stessa, per poi concentrarsi sulla puntuale delimitazione del territorio.Occorrerà discutere prima di pianificazione territoriale e reti infrastrutturali, piani di traffico intercomunale e grande distribuzione commerciale, distribuzione delle acque e smaltimento dei rifiuti, valorizzazione dell'ambiente e attività culturali, tanto per citare le più importanti materie che il legislatore immagina per le "città metropolitana" definendo insieme fra i comuni interessati il limite fra i poteri da attribuire al nuovo ente e quelli che permangono al Comune che comunque rimane nella misura in cui è chiamato a "salvaguardare l'identità delle originarie collettività locali".Sono emerse preoccupazioni, soprattutto dai comuni contigui a Firenze, sulla effettiva funzionalità della costituzione di una città metropolitana che annullerebbe il patrimonio amministrativo e storico-culturale dei singoli attuali Comuni interessati al progetto del nuovo ente per un presunto accentramento ricco di incognite; lo specchio di queste preoccupazioni sono state le voci che reclamano la rinuncia di Firenze all'inserimento fra le nove aree urbane della penisola indicate dal legislatore come oggetto delle nuove città metropolitane o le stesse proposte di accorpamento fra pochi comuni limitrofi, collocati nella potenziale città metropolitana, per dar vita ad un'unico comune più esteso e popoloso (proposta di Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Calenzano).Di per se l'organizzazione in nuovi comuni più ampi e popolosi non costituisce ostacolo alla nuova "città metropolitana" che complessivamente li comprende, ma comunque oggi il problema principale su cui concentrarsi è il nuovo ente e le energie del necessario confronto con la popolazione e le istanze economiche e sociali più rappresentative del territorio devono essere principalmente spese a far comprendere i passaggi necessari per arrivare alla città metropolitana.Ritengo che la concretezza del confronto sulle funzioni metterà in rilievo come anche in presenza di un trasferimento di potere dai comuni alla città metropolitana, rimarranno sui comuni una quantità tale di decisioni di carattere amministrativo che la salvaguardia storica delle identità comunali non avrà alcun pregiudizio o svilimento.Dobbiamo avere invece il coraggio di procedere con molto equilibrio e concretezza su una strada necessaria per lo sviluppo dell'intera area che ormai richiama a scelte che vanno oltre i singoli comuni quando si tratta di decidere il sistema di trasporti ottimale come l'organizzazione del traffico, le misure antinquinamento come la rete distributiva di servizi a rete come acqua o gas, l'insediamento delle sedi universitarie come i grossi complessi sportivi.Firenze non ha tendenze egemoniche, si tratta invece di non perdere l'opportunità che la nuova legge offre costituendo un banco di prove fra le aree urbane del paese più concentrate: la sfida istituzionale della costituzione del nuovo ente costituisce l'esame fra chi riesce ad armonizzare gli interessi di una area integrata sviluppando un nuovo livello più moderno di amministrazione e chi rimane invece preda dei campanilismi e delle reciproche diffidenze.Abbiamo di fronte una sfida che non riguarda semplici argomenti di ingegneria istituzionale, ma il futuro economico, sociale, di ammodernamento dei servizi e delle infrastrutture dell'area fiorentina: l'assemblea dei comuni, nella persona dei Sindaci e dei rappresentanti di minoranze istituzionali deve essere il primo rapido passo per iniziare con concretezza un processo di nuova organizzazione dell'intera area fiorentina che oggi non è più possibile eludere o peggio rifiutare dietro lo schermo di sterili campanilismi di facciata. Gli interventi recenti di autorevoli Sindaci quali quello di Scandicci G. Doddoli, o di Fiesole A. Pesci dimostrano comunque che siamo su una buona strada.Palazzo Vecchio, 12 novembre 1999