In Palazzo Vecchio la vicenda di Roberto Guadagnuolo, detenuto che cerca riscatto

«Un caso singolare, una vicenda emblematica che ci può far riflettere sulle condizioni e le difficoltà per il reinserimento nella società degli ex carcerati».E' quanto hanno dichiarato questa mattina il vicepresidente del consiglio comunale Massimo Pieri assieme al garante dei diritti dei detenuti Franco Corleone presentando in Palazzo Vecchio la storia di Roberto Guadagnuolo.Già calciante del calcio storico fiorentino, conosciuto in città per i suoi burrascosi trascorsi come buttafuori di alcune discoteche, Roberto Guadagnuolo è in carcere dal 1995 fino al 2007 dopo essere stato accusato di diversi reati, tra cui tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale, e adesso agli arresti domiciliari da un anno per motivi di salute, in attesa dell'udienza di discussione di una misura alternativa alla detenzione a luglio. Una vita vissuta in questi ultimi vent'anni tra isolamenti e violenze, nei 54 istituti di detenzione dov'è stato spostato in tutta Italia.In Palazzo Vecchio sono intervenuti anche il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini, lo stesso Roberto Guadagnuolo assieme al suo avvocato Luca Cianferoni, l'ex presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze Alessandro Margara e il professor Paolo Rossi Prodi.«Da giovane conoscevo Roberto – ha spiegato il vicepresidente Massimo Pieri - poi ci siamo persi e due anni fa leggendo alcuni articoli pubblicati su Panorama scritti da Sofri sono venuto a sapere cosa gli era successo in tutti questi anni in cui la giustizia ha fatto il suo corso. Roberto – ha proseguito Pieri - è una persona che ha pagato e tanto sta pagando per i suoi errori, è un uomo che in carcere c'è stato anche più del dovuto e ha sofferto. Certo non si può dire che sia stato ‘uno stinco di santo', i suoi errori li ha commessi però credo che abbia scontato quello che ha fatto e che adesso sia cambiato. Per questo ho voluto incontralo, quando è uscito dal carcere un anno fa, anche per cercare di aiutarlo rivolgendomi al garante dei diritti dei detenuti Franco Corleone».«Abbiamo deciso di raccontare qui in Palazzo Vecchio la storia di Roberto Guadagnuolo – ha aggiunto il garante dei diritti dei detenuti Franco Corleone – perchè attraverso la sua vicenda emblematica, si possa fare un ragionamento più generale sugli istituti di pena. Il carcere è un luogo terribile e quello che tentiamo di fare è far si che una volta fuori sia garantita a tutti la possibilità di un pieno reinserimento nella società e di costruirsi una vita diversa. Guadagnuolo – ha sottolineato Corleone - è una persona che per un reato di media gravità si è visto triplicare la pena, che ha provocato e subito danni fisici quando era in carcere e in questo momento però vogliamo offrirgli una chance di vita. Stiamo lavorando a Firenze affinchè la situazione carceraria non precipiti: a Sollicciano sono ospitate 915 persone e la previsione è di arrivare a 1000 entro luglio. Cerchiamo di organizzare e promuovere eventi anche di tipo culturale in carcere per avvicinare la città alla struttura. E' necessario – ha concluso Corleone - anche in casi di estrema difficoltà offrire la possibilità di misure alternative di detenzione ed è quello che ci auguriamo succeda a Guadagnuolo».«Facciamo oggi un appello – ha concluso il presidente del consiglio comunale Cruccolini - affinchè la città di Firenze conceda un'opportunità di lavoro a Guadagnuolo, ricordando che il carcere spesso non rieduca ma deve essere la società a dare questa possibilità». (fn)