L'arte contemporanea entra nel Museo di Palazzo Vecchio, domani l'inaugurazione della mostra di Georges Adéagbo

Il Museo di Palazzo Vecchio apre le porte dei Quartieri Monumentali ad una esposizione di arte contemporanea, la tappa fiorentina della mostra «La rencontre»..! Venise-Florence..! di Georges Adéagbo, considerato il più importante artista dell'Africa occidentale e che da qualche anno ha avuto ampio riconoscimento anche in Europa. L'esposizione che si inaugurerà domani (fino al 18 giugno) alle 11 a Palazzo Vecchio e alle 18 presso la Frittelli arte contemporanea è il frutto della collaborazione fra l'assessorato alla cultura e la galleria Frittelli ed è stata presentata stamani in Palazzo Vecchio dall'assessore alla cultura insieme all'artista, a Carlo Frittelli e i curatori Chiara Bertola e Stephan Koler. Il progetto che l'artista africano ha realizzato in Palazzo Vecchio nasce dalla relazione con la storia di Firenze e la visione contemporanea di un artista dell'Africa occidentale: uno sguardo straniante nato dall'incontro di due culture così diverse. I libri e le carte antiche della Biblioteca, i cicli di affreschi, le opere d'arte distribuite nel Museo, ma anche gli antichi strumenti musicali e le raffigurazioni del mondo nei cartigli della Sala delle Mappe, come i suoni e i colori della città, la sua architettura, i monumenti, le persone che la popolano, diventano per l'artista una inesauribile fonte d'ispirazione per costruire il suo "incontro" con Firenze. Nel suo fare arte Adéagbo evidenzia le difficoltà di persone che vivono separate e che cercano un contatto: "…vicini, separati da un alto muro, sentono ciascuno i rumori dell'altro, ma hanno solo un'idea vaga di come gli altri vivano. Alla fine uno di loro costruisce una scala, vi si arrampica e intravede chi sono gli altri e come vivono".Nelle sale del Museo di Palazzo Vecchio Adéagbo interviene con piccole sculture lignee, libri, oggetti di uso quotidiano, carte e dipinti eseguiti da artisti del Benin, facendoli dialogare e reagire con l'ambiente e le opere cariche di storia e significati. Presenze mai in primo piano, ma piuttosto collocate/nascoste/impegnate a riempire e saturare il vuoto, il non occupato, il bordo, il margine.L'idea del progetto di Adéagbo invita a ripensare alla nostra storia nella convinzione che uno sguardo "altro" possa aiutare non solo a capire il tempo in cui viviamo, ma anche a vedere in modo diverso il nostro passato, intessuto di questa condizione di relatività e di confronto che altrimenti rischiamo di perdere.Uno sguardo scevro dalle sovrastrutture della cultura occidentale fa emergere uno spazio "terzo" in cui prendono forma nuove categorie interpretative che vanno oltre il tradizionale rapporto Africa/Europa. L'agire dell'artista è come un aratro che rimescola le zolle, riporta alla luce ciò che prima era sepolto, addormentato nel tempo.(lb)