Terremoto/2, terminata la ricerca congiunta Comune-Università per scoprire l'effetto delle onde sismiche sul sottosuolo e le ripercussioni sugli edifici
E' stato avvertito anche a Firenze il terremoto che questa mattina ha scosso la zona del Mugello. Ma il capoluogo toscano, che secondo la classificazione della Regione si pone nella classe di medio rischio, è all'avanguardia per quanto riguarda la conoscenza della situazione del sottosuolo. Dopo la carta litotecnica e geologica presentata nel 2004, è stata appena ultimata (ma non ancora divulgata ufficialmente) una nuova ricerca effettuata congiuntamente dal servizio geologico del Comune e dal dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze. Si tratta di un'attenta analisi del territorio comunale, che è stato suddiviso in microzone, per valutare l'effetto degli eventi sismici sulla base della diverse caratteristiche del sottosuolo. Perché come ha spiegato Pietro Rubellini, responsabile del servizio attività geologiche del Comune, la stessa scossa di terremoto può avere effetti diversi sugli edifici a seconda del sottosuolo su cui questi sono poggiati. Per questo diventa indispensabile conoscere cosa c'è al di sotto della superficie del terreno. "Questa ricerca si inserisce nell'ambito delle attività conoscitive frutto della collaborazione tra il Comune e l'Università ha precisato Rubellini . Si tratta di ricerche diventate ormai fondamentali anche perché ormai la maggior parte delle infrastrutture nelle grandi città si sviluppano nel sottosuolo. Quindi la conoscenza delle caratteristiche dei terreni, delle rocce e delle falde idrogeologiche rappresenta un elemento imprescindibile".Tornando alla ricerca, l'analisi del rischio sismico si basa sui dati raccolti dal Comune nel corso dei sondaggi effettuati nell'ambito della realizzazione di varie opere in città: sondaggi che hanno di fatto fotografato lo stato del sottosuolo fiorentino. I dati sono quindi stati elaborati dall'Università (professori Maurizio di Pepe e Massimo Coli) che ha messo a punto un modello che lega le caratteristiche del sottosuolo con la probabilità che vi sia il cosiddetto "effetto di amplificazione sismica". "Una scossa della stessa magnitudo può avere effetti diversi sugli edifici sulla base delle caratteristiche del terreno sottostante ha spiegato Rubellini . Questo perché alcuni terreni hanno la capacità di amplificare l'onda sismica creando una sorta di effetto risonanza. Ebbene dalla ricerca è emerso che questo effetto è possibile solo in una zona specifica di Firenze, quella compresa tra il centro e le Cascine, con una probabilità che arriva al massimo al 65%". Ma, come ha precisato l'assessore all'urbanistica, questa risultanza non si traduce automaticamente in un maggior pericolo e quindi in un allarme. Anzi i dati emersi dalla ricerca rappresentano un importante elemento di conoscenza utile per ridurre il rischio sismico. L'indagine sarà infatti inserita nel Piano Strutturale in via di approvazione e quindi gli accorgimenti individuati per la riduzione del rischio legato all'effetto amplificazione delle onde sismiche diventeranno norme da seguire in caso di nuove edificazioni e ristrutturazioni. Si tratta quindi di un elemento ulteriore di attenzione per migliorare una situazione oggetto di un monitoraggio continuo e quindi assolutamente sotto controllo.Ma la ricerca non si ferma qui. Ha da poco preso il via una indagine specifica dedicata alla risposta degli edifici storici in caso di eventi sismici. In sostanza il modello elaborato dall'Università sarà utilizzato per individuare gli edifici storici più sensibili. Tra i primi ad essere monitorati la Cupola del Brunelleschi e il Campanile di Giotto, su cui, con la collaborazione dell'Opera del Duomo, sono stati già installati appositi sensori. "Grazie a questa indagine ha concluso Rubellini sarà possibile individuare quali edifici abbiano necessità di specifici interventi di riduzione del rischio sismico". (mf)