"Viciniamici", indagine sugli anziani per i rapporti di vicinato. Presentazione sabato mattina alla biblioteca delle Oblate

Conosciamo i nostri vicini? O meglio, vogliamo conoscerli?, e abbiamo bisogno noi degli altri? Sono alcune domande che fanno parte di un'indagine sugli anziani per i rapporti di vicinato, presentata dall'assessore all'accoglienza e integrazione e che verrà illustrata in modo dettagliato sabato 1 marzo alla biblioteca delle Oblate alle 10. Parteciperanno anche l'assessore all'innovazione e quello ai rapporti con i Quartieri, i rappresentanti delle reti di Solidarietà e Annalisa Tonarelli sociologa dell'Università di SienaQuesta è la prima di una serie di ricerche e di iniziative in questo ambito. E' importante infatti conoscere e rafforzare le relazioni interpersonali.L'indagine è stata svolta su un campione di 800 persone divise per genere e per fasce d'età: tra i 65 e i 74 anni e dai 75 agli 85 anni, anche per genere.In tema di rapporti con il vicinato il primo dato da rilevare è che 8 intervistati su 10 hanno dichiarato di conoscere i propri vicini, in particolare le femmine (84,2%) e i meno anziani (88,6%). La figura del "vicino" è vissuta come un "amico" per il 29,0% del campione, come un "conoscente" per il 41,3% e solo come un "vicino" per il 25,4%. Se l'immagine percepita non subisce flessioni degne di nota per età vediamo che per genere, le femmine sono lievemente più inclini a rappresentare il proprio vicino come un "amico" (il 33,2% contro 27,2%).In tema di aspettative dal vicinato, le femmine (70,2% contro il 63,0% dei maschi) indicano "sostegno in caso di aiuto". I più anziani si aspetterebbero di poter trascorrere del tempo insieme (6,7%) ed è ciò che gli stessi farebbero con i propri vicini (7,3%). I meno anziani si aspetterebbero "sostegno in caso di bisogno" (81,8% contro il 65,6% dei più anziani). Per genere, l'unica differenza degna di essere evidenziata è costituita dalle specificazioni contenute nella modalità di risposta "altro", dove i maschi, dai vicini, si aspettano "cortesia" (12,3% contro il 7,2%) mentre le femmine dichiarano di aspettarsi "nulla" (4,6%).Riguardo ai rapporti con la comunità (terza sezione) il primo dato che rileviamo è quello concernente i punti di riferimento del quartiere. Osserviamo che otto intervistati su dieci indicano i negozi, il 33,6% circa la parrocchia, il 16,1% i circoli e centri di socializzazione, il 10,1% il supermercato e, altro dato che osserviamo, il fatto che un anziano su quattro non ha alcun punto di riferimento nel proprio quartiere.Sono i negozi i primi luoghi di riferimento territoriale: l'84% per le femmine indicano e il 71,3% per i maschi, mentre un maschio su quattro si attesta sulla modalità "altro", evidenziando in particolare bar e circoli e parrocchie. Per età, la fascia due (74-85 anni) indica i negozi (84,6% contro il 73,8% della fascia1), mentre i meno anziani vivono il proprio quartiere avendo come punti di riferimento le parrocchie, i bar e i circoli.Per quanto riguarda le attività di volontariato, più di 9 intervistati su 10 ha dichiarato di non svolgerle e solo il 7,2% sarebbe interessato ad intraprenderle. Sono i meno anziani a svolgere attività di volontariato: 10,7% contro il 5,4% dei più anziani, e sono sempre loro i più interessati al fenomeno 9,1% contro il 5,2%. L'unica variabile discriminante è il livello di istruzione, dato che un laureato su quattro svolge questo tipo di attività, mentre tutte le altre modalità registrano valori molto più bassi; in particolare uno su dieci tra i diplomati e solo il 2,8% di coloro che non possiedono alcun titolo. Anche in questo caso l'interesse per questo tipo di attività è proprio dei più istruiti. Se per genere non si rilevano differenze degne di nota, per età notiamo che sono i meno anziani a conoscere le Reti di Solidarietà, mentre la metà circa dei più anziani non le conosce e di conseguenza non ne ha mai fatto uso.L'ultima sezione del questionario prende in considerazione i rapporti e la disponibilità del vicinato, i rapporti con le altre persone e la disponibilità degli inquilini del proprio palazzo. Poco meno della metà del campione giudica i rapporti con i vicini buoni, il 48,1%, e solo il 2,3% dichiara di avere dei rapporti pessimi. Un dato confortante è che gli anziani sembrano essere soddisfatti dei propri rapporti interpersonali. Nello specifico sono i maschi tendenzialmente a esprimere giudizi più positivi attestandosi sulla categoria modale "buono": 52,0% contro il 45,4% delle femmine.In tema di rapporti interpersonali in senso più ampio osserviamo che, anche in questo caso, è la categoria modale "buono" quella più indicata (57,1%). Per genere, sebbene non si registrino valori sensibilmente difformi, sono i maschi a valutare più positivamente i propri rapporti interpersonali con una differenza percentuale del 7,1% rispetto alle femmine sulla modalità "ottimo". Per l'8,7% di quest'ultime i propri rapporti interpersonali sono sufficienti contro il 3,3% dei maschi.L'intera indagine fa parte di un programma più ampio di miglioramento della qualità delle relazioni interpersonali con l'obiettivo di descrivere la qualità delle relazioni interpersonali nella nostra città.L'assessore all'accoglienza e integrazione ha ricordato che dopo gli anziani, l'indagine verterà sui giovani e sugli adulti, per poter avere, alla fine, un quadro completo dell'intera cittadinanza ed effettuare una politica di intervento che si rivolga a vari segmenti di cittadini. (pc)