Presentato il Rapporto europeo sul razzismo e la xenofobia, De Siervo: "Un testo utile che verrà tradotto e inviato alle associazioni interessate"

"La scelta di Firenze, di essere una città aperta all'accoglienza, fa sì che dobbiamo essere una comunità attenta e rispettosa verso tutti, tramite una serie di politiche sociali che tentano di dare continuamente delle risposte – ha esordito l'assessore all'accoglienza e integrazione Lucia De Siervo durante la presentazione del rapporto europeo sul razzismo e la xenofobia redatto dal Cospe nel 2006 -. Per questo sono lieta che il Cospe abbia scelto questo Palazzo per parlare di tematiche che ci fanno conoscere e ci spiegano come si evolve la nostra società nei confronti dei cittadini extracomunitari. E proprio per l'importanza che riveste questo interessante report, è nostra intenzione renderlo patrimonio di tutti, e quindi tradurlo e diffonderlo tra le associazioni e i cittadini".Il rapporto è stato presentato durante una tavola rotonda dal titolo "La lotta alle discriminazioni in Italia:quale ruolo per le istituzioni?". Il rapporto italiano Raxen, raccoglie e confronta mpara, secondo linee guida europee, dati e rapporti provenienti da vari enti ed istituzioni nazionali, relativi al razzismo e alle discriminazioni in 5 aree tematiche: educazione, occupazione, alloggio, legislazione, violenza e crimini razzisti e costituisce anche la base per i rapporti comparativi tra gli Stati membri dell'Unione Europea.Thomas Schwarz, responsabile del settore raccolta dati FRA, ha presentato in occasione dell'incontro fiorentino una sintesi del Rapporto europeo, dando degli interessanti spunti di comparazione in particolare per quanto riguarda l'applicazione sulla Direttiva Europea sulla Parità di Trattamento. All'interno del rapporto conclusivo infatti, le legislazioni dei paesi europei sono stati classificate a seconda della certezza, della consistenza e della frequenza delle sanzioni ai comportamenti discriminatori sulla base delle razza, la nazionalità o la religione."Mentre ci sono paesi in cui le sanzioni sono certe e frequenti (Francia e Regno Unito), - si legge nel report -è emersa in altri paesi (come la Spagna o la Germania) l'assenza di enti operativi specializzati sul tema. In questa statistica, l'Italia resta in un una situazione in cui, pur esistendo la possibilità per le vittime di ricorrere in giudizio, non sono previste effettive e regolari sanzioni, mentre la lotta alle discriminazioni resta soprattutto una questione di "moral pressure".Dal rapporto emergono dunque alcune indicazioni valide per l'Italia e per molti degli stati Membri: per una politica alternativa di contrasto del razzismo e delle discriminazioni occorre innanzitutto migliorare la conoscenza del fenomeno, con indagini che ne chiariscano le dinamiche nei vari settori della vita pubblica, e integrando i contributi delle associazioni, della ricerca accademica e delle autorità pubbliche.Mentre sul fronte delle istituzioni pubbliche occorre che il principio di parità di trattamento entri a far parte delle politiche a vari livelli. Sul fronte delle associazioni, dei sindacati e dei gruppi religiosi occorre rafforzare le reti informative e di scambio di esperienze sul campo. E oltre a ciò, una sempre più valida formazione dei vari soggetti che hanno responsabilità e interesse sul tema rappresenta un indiscutibile valore aggiunto". (pc)