De Zordo: «La modernità oggi non coincide necessariamente con le grandi opere»

Questo il testo dell'intervento di Ornella De Zordo, capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo:«La presentazione alla stampa estera del futuro assetto della città da parte di sindaco, vicesindaco e assessore all'urbanistica ha rivelato un piano che lo stesso Domenici ha definito "la più importante trasformazione dal periodo in cui Firenze fu capitale d'Italia". Se il piano è davvero di tale portata, prendiamo atto di quanto poco vengano curati a Firenze i rapporti tra governanti e governati, visto che ad oggi non è mai stato presentato alla città. Nel merito, oggi la trasformazione di una città, nel senso di un accrescimento della qualità della vita (unica "crescita" che ci piace), non coincide necessariamente con le grandi opere. Invece sembra che le strategie della giunta Domenici si appuntino proprio su queste: sono stati elencati una serie di maxi progetti "per la nuova Firenze", dal tunnel dell'allta velocità al raddoppio della A1 al rinnovamento della Fortezza al Palagiustizia; perentorie le parole del sindaco: "contestare questi progetti equivale a sabotare il futuro di Firenze". Come a dire che l'unica possibile evoluzione della città è quella pensata dalla sua giunta. Sappiamo poi come la riqualificazione delle aree urbane si traduce a Firenze: interessi dei grandi operatori che prevalgono regolarmente sugli interessi pubblici. Esempi? Area ex Panificio militare (bloccata per l'azione dei comitati), viale Belfiore, la stessa operazione Castello che fortunatamente sembra non procedere e il cui unico beneficiario sarebbe la Fondiaria SAI. In evidente difficoltà quando parla della gestione complessiva del centro storico - con l'espulsione dei residenti, la pessima manutenzione, vivibilità in calo. Non bastano i grandi progetti, non bastano le Murate per far vivere Santa Croce, né i Grandi Uffizi per fare di questa una città accogliente. E infine le grandi ambizioni che Domenici ha illustrato alla stampa estera mal si conciliano con la gestione dei lavori delle sosiddette "grandi opere", quasi sempre affidate allo strumento del project financing, che risulta un capestro per il comune ma garantisce in qualsiasi modo i privati. Così si procede tra costi aggiuntivi e mancati guadagni dei costruttori a impoverire le casse di Palazzo Vecchio. Quanto ancora andremo avanti con un dilettantismo che ci costa più di quanto ci possiamo permette? quali altre sorprese ci riservano per il futuro i luminosi piani di questa amministrazione? Al di là delle conferenze stampa del sindaco, gli occhi degli altri paesi sapranno ben vedere e giudicare la Firenze del futuro».(fn)