Nocentini (Rifondazione): «La gestione dell'acqua è questione di democrazia»

Questo Il testo dell'intervento di Anna Nocentini, capogruppo di Rifondazione Comunista:«Era l'ultimo anno dello scorso secolo quando leggevamo di una città sconosciuta dal nome fiabesco, Cochabamba, in cui la popolazione si era ribellata alla privatizzazione dell'acqua che aveva prodotto un aumento delle tariffe smisurato e insostenibile. La "guerra dell'acqua" costò la vita a un ragazzo di 17 anni negli scontri con le forze dell'ordine al termine di un anno di mobilitazioni e di uno sciopero generale di una settimana, ma nell'Aprile del 2000 il governo rescisse l'accordo con la Bechtel.Questo fu letto principalmente come la ribellione di popolazioni per l'evidente e grave peggioramento della condizione di vita, ed espressione di opposizione alle misure economiche imposte dagli organismi sovranazionali, FMI e Banca Mondiale, che vincolavano a processi di privatizzazione la concessione dei prestiti. Gli anni successivi con la riattivazione del SEMAPA (Servizio municipale dell'acqua potabile e fognature) hanno dimostrato che la gestione dell'acqua diventava occasione di trasformazione democratica dell'intera Amministrazione municipale e poneva un nesso strettissimo tra la gestione di questo bene comune per eccellenza e le forme della democrazia.Anche in Italia negli stessi anni iniziavano i processi di smantellamento delle Municipalizzate verso forme di privatizzazione o di soluzioni miste pubblico privato, sempre nella logica della società per azioni. Non abbiamo sentito il morso della Banca Mondiale o del FMI, ma piuttosto quello della liberalizzazione di stampo europeo: l'esito non è dissimile. E forse, se si esclude l'azione dei movimenti per l'acqua e la raccolta di firme sulle proposte di leggi popolari, non è stato messo a fuoco adeguatamente il nesso fra gestione del bene comune e forme della democrazia.Si è affermato che le garanzie che venivano asserite attraverso gli organi di rappresentanza politica eletti fossero sufficienti ad esercitare un buon governo della risorsa idrica, si è affermato che la differenza profonda fra un Paese democratico come l'Italia e i Paesi in via di sviluppo fosse sufficiente a garantire un esito diverso dei processi di privatizzazione.Così non è: come altrove le tariffe aumentano, i Consigli Comunali non partecipano alle scelte dei piani d'ambito e dei piani industriali, e sono del tutto esautorati dal controllo sulla effettiva realizzazione degli investimenti e delle opere previste, e i cittadini sono clienti che niente possono, se non reclamare, sulla gestione di un bene che appartiene alla collettività e su cui le aziende effettuano guadagni.I Sindaci, in assoluta solitudine, Domenici, Fontanelli, Veltroni (per ACEA) firmano un protocollo che dà inizio alla fusione di tre soggetti gestori, disseminati in zone diverse della Toscana sul criterio della unicità del socio privato, appunto ACEA, e non colgono per nulla la richiesta di ripensamento sul modello di gestione dell'acqua che attraversa il Paese e che sta producendo fatti importanti: 2 proposte di legge popolare, moratoria di un anno per nuove gare di affidamento votata dal Parlamento, modifica del Codice ambientale che non prevede più l'unicità di gestione ma l'unitarietà, revisione degli Ambiti Territoriali Ottimali nella Finanziaria, ipotesi di ATO unico su cui sta lavorando anche la Regione.Per noi la condivisione di processi di riorganizzazione dipende dal segno che questa prenderà: se andrà verso una ulteriore privatizzazione e rafforzamento dei poteri del soggetto privato, o al contrario si inserirà nelle politiche verso la ripubblicizzazione di proprietà e gestione dell'acqua, ossia verso un rafforzamento deciso del pubblico a partire dal suo potere di indirizzo e controllo ad oggi sostanzialmente fallito.Anche da noi, ormai, la gestione dell'acqua è questione di democrazia, ben oltre la buona o cattiva amministrazione.Di tutto questo parleremo questa sera alle 21 nel salone dei ‘200 in una iniziativa promossa dai gruppi consiliari di Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, Partito dei Comunisti Italiani, Verdi e Unaltracittà».(fn)