"Povertà a Firenze", un convegno con i dati del Comune e della Caritas, De Siervo: "Con il polo per l'accoglienza un aiuto concreto per i bisognosi
Sono stati 480 gli italiani e 632 gli stranieri accolti nell'anno 2006 al polo per l'accoglienza del Comune di Firenze, con una percentuale del 43% di italiani e 57% di stranieri. Sempre nello stesso anno sono state registrate al centro di ascolto della Caritas, più volte in un anno, un totale di 3767 stranieri e 414 italiani.Sono i primi dati presentati stamani dall'assessore all'accoglienza e integrazione Lucia De Siervo e dal presidente della Caritas Alessandro Martini che verranno approfonditi domani, durante un convegno dal titolo "Povertà a Firenze", che si svolgerà alle 16,30 alla sede del quartiere 1 in piazza Santa Croce.Delineando un identikit della persona che si rivolge sia al Comune che alla Caritas vi è una sostanziale equivalenza fra le due analisi: l'uomo che si rivolge al Comune e alla Caritas è in età avanzata e vive solo. Un po' diversa la motivazione: alle strutture di accoglienza si rivolge il disoccupato (60%), mentre alla Caritas si rivolgono persone con dipendenze, che probabilmente, a livello di istituzione hanno maggiore relazione con il mondo sanitario.Per quanto riguarda gli stranieri il primo dato da mettere in evidenza è che il numero complessivo di chi si rivolge ai centri di ascolto, per quanto significativo (persone 3.767), rappresenta l'11% sul totale dei residenti, si può quindi affermare che il restante, quasi il 90% abbia raggiunto un buon livello di autonomia.Alla Caritas sono 4 le nazionalità che superano il 5% e rappresentano il 60% della popolazione (Romania 30%, Perù 18%, Marocco 7%, Somalia 5%). Per le strutture dell'accoglienza siamo in presenza di una maggiore diversificazione, 9 nazionalità superano il 5% dei dati (Marocco 15%, Eritrea 11%, Algeria 9%, Tunisia 8%, Albania 7%, Romania 7%, Somalia 6%, Etiopia 5%, Polonia 5%).Per quanto riguarda le donne. In entrambi i casi c'è una forte incidenza di donne molto giovani, fra tutte coloro che sono state accolte nelle strutture del Comune quelle con meno di 24 anni sono un 1/3 del totale, e il 75% ha meno di 40 anni.Infine, secondo i dati della Caritas viene segnalata la presenza di ultra 65enni, una categoria di età che si rivolge in misura minoritaria alle strutture di accoglienza che è del 5%."Il Comune di Firenze conosce le difficoltà insite in una fascia di popolazione ha spiegato l'assessore all'accoglienza e integrazione Lucia De Siervo . Sul nostro territorio esistono sia i servizi sociali che seguono le persone in difficoltà, sia le strutture gestite dal polo per l'accoglienza che offrono un aiuto concreto a quella parte di popolazione che attraversa una fase di vita di grave difficoltà.Oltre a queste azioni ci sono poi dei servizi che vengono offerti tramite il terzo settore con cui il Comune di Firenze è convenzionato. La Caritas è uno dei soggetti col quale il rapporto è maggiormente sviluppato per la gestione delle seguenti strutture che sono: la gestione Casa di Accoglienza "Il Samaritano" per detenuti ed ex detenuti, il progetto accoglienza e assistenza Villa Pieragnoli (insieme all'ARCI), la gestione del Centro di prima accoglienza San Paolino, la Casa della Solidarietà San Paolino, tre presidii di accoglienza, il Centro di accoglienza San Michele a Rovezzano, il Centro di Pronta Accoglienza Santa Caterina all'Antella, il Servizio mense e docce - via Baracca, l'Accoglienza invernale e il Centro Stenone."L'analisi dei dati presentati stamani ha sottolineato l'assessore De Siervo mostrano che a Firenze ci sono delle difficoltà che vanno a toccare un numero non irrilevante di persone. È un problema di cui siamo consapevoli. Il nostro obiettivo rimane quello di continuare ad offrire servizi degni di un'amministrazione che si vuole caratterizzare nel campo dell'accoglienza e nell'attenzione verso gli ultimi.""Con questa pubblicazione ha spiegato il presidente della Caritas Alessandro Martini - si dà avvio ad una iniziativa che la Caritas Diocesana di Firenze promuove per valorizzare il patrimonio di conoscenze sul tema della marginalità sociale acquisite attraverso la pluralità di servizi di accoglienza presenti sul territorio e gestiti anche grazie al sostegno degli enti pubblici". (pc)